Vangelo del giorno 20 ottobre 2013

Creato il 10 ottobre 2013 da Lory663
 XXIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C Antifona d'ingresso
Io t’invoco, mio Dio: dammi risposta, rivolgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali. (Sal 17,6.8)   
Libro dell’Esodo 17,8-13.
Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim.
Mosè disse a Giosuè: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio".
Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle.
Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek.
Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada.
Salmi 121(120),1-2.3-4.5-6.7-8.
Canto delle ascensioni. Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele.
Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 3,14-17.4,1-2.
Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso
e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.
Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:
annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 18,1-8.

Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
«C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Meditazione del giorno LaParrocchia.it
 
La preghiera di qualità
Inserita in un contesto di catechesi sulla preghiera, la parabola di questa domenica va ben oltre questo traguardo e lascia intravvedere nuovi orizzonti; bisogna dire che questo è un brano tipicamente lucano, che ha come protagonisti una Vedova e un Giudice. I due personaggi della parabola rappresentano nel contesto della letteratura biblica, le figure tipiche dell'oppresso e dell'oppressore, nel campo della giustizia sociale. Occorre precisare che tutta la legislazione prevedeva di proteggere la vedova, l'orfano, lo straniero, e di rispettare i loro diritti. Qualora ciò non fosse avvenuto, Dio stesso se ne sarebbe fatto carico. Il giudice ha le sembianze di una figura atea (per dirla con un termine a noi familiare). Ma l'intento della parabola è altro: pazienza nelle avversità, perseveranza nella preghiera, speranza nell'aiuto divino e preghiera della fede.
Pazienza nelle avversità. In questa immagine della vedova bisogna vederci l'umanità provata dalle contrarietà della vita: omicidi, adulteri, pedofilia, usura, malattie, abbandoni, divisioni, morte prematura, incidenti, offese subite e procurate, fallimenti... etc. Alcune volte le avversità sono causate dalle persone, altre volte dalla natura. Il primo atteggiamento sarebbe quello di uno scoraggiamento. Ma il testo dice che anche quando si vive in un contesto di prova, non bisogna assolutizzare e stigmatizzare il momento come se non ci fosse via d'uscita; ma si deve iniziare un lavoro, sostanzialmente interiore, per andare alla ricerca di una eventuale soluzione ai nostri problemi, ben sapendo che Dio dà la forza per proseguire un cammino di ricerca, il Signore non è la soluzione... non è il "Deus ex machina" della nostra vita. Inoltre, bisogna considerare che le avversità sono state parte integrante della vicenda terrena di Gesù, ma nel contempo sono diventate l'occasione propizia, il "momento favorevole" per esprimere una fede incondizionata nell'amore a Dio Padre. Una lettura positiva e "cristologica"dei "nei" presenti nel nostro "curriculum vitae" apre a una dimensione più appropriata al nostro status di cristiani.
Perseveranza nella preghiera. Il testo evangelico presenta una della miriadi sfaccettature della preghiera: la perseveranza. Questa virtù non deve essere intesa come una forma di testardaggine che si deve adottare per cercare di piegare Dio a fare, o meglio, a concedere ciò che io voglio. Tutt'altro. La perseveranza della vedova ha il significato di chi, facendo un po' di memoria storica, si rende conto che Dio non si è mai assentato dalla storia degli uomini, e continua ad intervenire nel momento in cui la volontà umana si sintonizza su quella divina. La perseveranza nella preghiera permette di scoprire i segni dell'amore divino nella vita dell'uomo, e inoltre è il mezzo migliore per familiarizzare con la volontà divina. La preghiera insistente è la via migliore per entrare nel cuore di Dio, e permette di gustare la dolcezza del suo amore misericordioso. Speranza nell'aiuto divino. Tutta la storia della salvezza è un aiuto che Dio offre all'uomo; una mano tesa all'umanità afflitta dal peccato e dalle sue miserie. Tutta la storia è un parlare continuo di Dio. Per cui, una preghiera, che gode della pazienza e della perseveranza, porta alla certezza che Dio esaudirà i desideri che albergano in ogni cuore... perché il Signore è Fedele al suo progetto d'amore per l'umanità. Nella preghiera cristiana questa apparente teoria diviene verità in quanto la volontà umana è in grado di conoscere quella divina, e che quest'ultima consiste nel bene e nella salvezza di tutti gli uomini. L'intervento di Dio ci sarà, non conosceremo mai i tempi e le modalità; ma sappiamo con certezza che Dio non ama abbandonare l'uomo al suo destino. Una prova di tutto ci è offerta nella venuta del Figlio... e il Figlio, sempre per amore, non ha rifiutato di subire la morte di croce. Inoltre, il testo ci insegna che Dio interviene nella storia degli uomini servendosi di persone che apparentemente non hanno fede. Anche quando si riceve il bene da persone cosiddette "lontane", non bisogna escludere che in quel momento è Dio che ci sta mandando dei segnali da decifrare. Dio si rivela in ciò che noi consideriamo stoltezza o ateismo. Ma Dio può rivelarsi tranquillamente in ogni realtà... perché a Lui nulla è impossibile.
Preghiera della fede. La preghiera autentica nasce dalla fede e porta alla fede. Nasce dalla fede in Qualcuno e corrobora la fede dell'orante. La preghiera esige una fede forte e salda... da una fede del genere ci si accorge che non si può evitare di pregare: fede e preghiera sono inscindibili. Alla luce di tutto ciò si comprende anche l'interrogativo che chiude il brano evangelico: Ma quando il Figlio dell'Uomo verrà... troverà fede sulla terra? A dire che forse dobbiamo, come cristiani, fare meno teoria e discorsi astratti, e chiederci se la nostra fede è maturata o no. Se il dono di Dio è stato accettato con amore, oppure è stato collocato in qualche angolo sperduto della nostra vita e ce ne siamo dimenticati, accantonato perché semplicemente dono "scomodo". Una cosa è sicura: la vedova era troppo povera per corrompere il giudice, che forse voleva salvaguardare la sua immagine di persona severa; ma la preghiera del cuore ha fatto ciò che umanamente era impossibile... e forse il giudice si è accorto di essere un uomo capace di amare e di fare il bene.
Buona Domenica 
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