Vangelo del giorno 23 Agosto 2013

Creato il 17 agosto 2013 da Lory663
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Libro di Rut 1,1.3-6.14b-16.22.

Al tempo in cui governavano i giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo di Betlemme di Giuda emigrò nella campagna di Moab, con la moglie e i suoi due figli.
Poi Elimèlech, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i due figli.
Questi sposarono donne di Moab, delle quali una si chiamava Orpa e l'altra Rut. Abitavano in quel luogo da circa dieci anni,
quando anche Maclon e Chilion morirono tutti e due e la donna rimase priva dei suoi due figli e del marito.
Allora si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Allora esse alzarono la voce e piansero di nuovo; Orpa baciò la suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei.
Allora Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi dei; torna indietro anche tu, come tua cognata".
Ma Rut rispose: "Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch'io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio;
Così Noemi tornò con Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle campagne di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l'orzo.
Salmi 146(145),5-6.7.8-9a.9bc-10.
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre.
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 22,34-40.

Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme
e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
«Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?».
Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Meditazioni del giorno   Monaci Benedettini Silvestrini 
Il comandamento dell'amore
Le interrogazioni degli scribi e dei farisei mirano sempre a "mettere alla prova" il Signore. Si ritenevano arbitri infallibili e insindacabili nei loro giudizi e nelle loro interpretazioni della legge e di conseguenza, ritenevano di poter giudicare lo stesso Cristo. Non si arrendono neanche dinanzi all'evidenza e persistono ostinatamente nelle loro trame. Le gente semplice ed umile invece accoglie le parole di Cristo e gli riconosce una speciale "autorità", che mancava invece ai falsi dottori della legge, ma proprio questo ulteriormente li ingelosisce. Le loro interrogazioni, comunque, a prescindere dalle loro perverse intenzioni, ci offrono l'occasione propizia di ascoltare le sapienti ed illuminanti risposte del Cristo. Oggi Egli ci informa sul primo e più importante di tutti i comandamenti, quello che tutta la legge contiene e sublima: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Dio va messo al primo posto, va amato con la migliore intensità possibile, nulla, assolutamente nulla dobbiamo anteporre a quell'amore. E ciò perché Dio è Amore e vuole inabitare in noi e solo amandoLo gli consentiamo di essere e agire in noi santificandoci con la sua grazia. In virtù di questo amore, che ci rende figli e fratelli in Cristo. diventiamo capaci di amare anche il nostro prossimo come noi stessi. Diventiamo capaci soprattutto di superare la schiavitù della legge e conseguire la vera libertà dei figli di Dio. Così formiamo un solo corpo, "Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito". Non dobbiamo però mai dimenticare che noi amiamo con l'amore che Dio stesso ci dona e di conseguenza non possiamo attingere da noi stessi, è Lui la fonte, da Lui dobbiamo attenderci nell'intensità della preghiera, la capacità e la forza di amarlo e di amare il nostro prossimo e noi stessi nel modo giusto. Sappiamo bene infatti quante deviazioni accadono in nome dell'amore quando questo sgorga soltanto dal cuore inquinato dell'uomo.
  Santa Teresa d'Avila (1515-1582),  carmelitana, dottore della Chiesa Il Castello interiore, Quinta Dimora, 3   Il grande comandamento     Dio ci chiede soltanto due cose : che lo amiamo, e che amiamo il nostro prossimo. Tale deve essere la meta dei nostri sforzi. Se ci conformiamo a queste due cose, in modo perfetto, adempiamo la sua volontà e gli siamo uniti. Quanto però siamo lungi dall'adempiere questo doppio precetto, come lo dovremmo al servizio di un Dio così grande ! Voglia Sua Maestà darci la sua grazia, affinché meritiamo di giungere a questa perfezione, perché questo è in nostro potere, se lo vogliamo.
  Il segno più sicuro, secondo me, per sapere se abbiamo questo doppio amore, consiste nell'amare veramente il prossimo. Perché non possiamo avere la certezza che amiamo Dio, anche se ne abbiamo degli indizi molto seri ; invece possiamo sapere sicuramente se amiamo il prossimo. Siate certe che quanto più scoprirete in voi progressi nell'amore del prossimo, tanto più avrete progredito nell'amore di Dio. L'amore che Dio nutre per noi è così profondo che, ricambiando quello che abbiamo per il prossimo, perfeziona in mille modi quello che proviamo per lui stesso ; non ho nessun dubbio su questo punto. È il motivo per cui è molto importante considerare bene come amiamo il prossimo ; se questo amore è perfetto, possiamo stare tranquilli. Perché, secondo me, la nostra natura è così depravata che, se il nostro amore per il prossimo non prendesse le sue radici nell'amore stesso di Dio, non potrebbe innalzarsi alla perfezione.
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