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Varanasi 2015

Da Matteo Picchianti @Matteod612

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Non consiglierei questo viaggio a nessuno ma consiglierei a tutti di fare certe esperienze.

Varanasi è formata un dedalo di stretti vicoli ricoperti di merda e rifiuti.

Varanasi è i migliaia di colpi di clacson che ogni giorno ti perforano il cervello mentre passeggi; è le carcasse di cani morti che trovi ad ogni angolo di strada; è il “Boat Sir?” “Boat Sir?” “Boat Sir?” o lo “Shave Sir?” “Massage Sir?” assillante dei venditori lungo i Ghat; è la puzza di piscio degli angoli più nascosti (e spesso anche di quelli meno); è la preghiera notturna sparata nelle casse ad un volume sempre troppo alto per permetterti di dormire; Varanasi è macerie ovunque; è un patrimonio artistico ed immobiliare andato perduto per sempre; è le decine e decine di corpi bruciati 24/24 la cui cenere ti si posa sulla faccia mentre li osservi tornare alla terra; è le centinaia di storpi che elemosinano poche rupie all’ entrata dei ghat principali; è una chiacchierata sconclusionata sull’astronomia con un santone strafatto d’oppio; è le pozze rosso/marroni degli sputi dal paan; è sacro e profano: i fedeli a gettare rupie in acqua con accanto i disperati che, con una calamita legata ad un filo, rastrellano il fondo del Gange nella speranza di recuperarle; è un ammasso di corpi troppo grassi o troppo magri in un continuo immergergersi in un’acqua troppo inquinata (non pensiate che questa: (foto presa dal web)

bollywood
sia davvero India! ) Questa è l’ India dei viaggi fotografici per benestanti pensionati.
Durante delle ricerche ho letto che, poco distante da dove alloggiavo io, c’era un hotel da 200 euro a notte; incuriosito, sono andato a vedere chi potesse alloggiare in un posto del genere e mi sono trovato davanti persone come me, come voi, come vostro padre od il mio miglior amico; persone che torneranno alle loro case e racconteranno di una Varanasi (o, se vogliamo ampliare il concetto, di un’ India) che non esiste. Concordo sul fatto che ci siano diversi modi di viaggiare ma non sul fatto che ci possano essere diverse verità: la vera India ti fa pensare all’omicidio almeno un paio di volte al giorno e Varanasi, da questo punto di vista, è una delle città che più degnamente la rappresenta.
Varanasi, però, è anche centinaia di aquiloni fatti volare da grandi e piccini durante tutta la giornata; è le decine di persone che, ogni notte, con mezzi più o meno di fortuna, quella merda e quei rifiuti cercano di toglierli; è le migliaia di candele che illuminano la notte di questa città; è le comitive, colorate e chiassose, di fedeli che arrivano da tutto il Paese per le abluzioni nel Gange; è la religione vista come festa e non come qualcosa da temere; è essere rincorso, nel caos di persone, tuk tuk e rickshaw della via principale, da un ragazzo per scusarsi di avermi appena sfiorato con il freno della bicicletta; è incontrare un Baba nella notte che, invece di chiederti soldi come tutti, ti offre un mandarino che dividi con lui seduti in riva al Gange, in un silenzio di condivisione che vale più di mille parole.

Varanasi è l’attesa del calare del sole e l’ attesa che il sole sorga di nuovo. Nessuno nasce, vive o muore veramente a Varanasi.


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