Iniziamo dalla fine, non abbiamo preso il treno! Tutta la vacanza a Varanasi, tutte le aspettative, si basavano sul treno e noi l’abbiamo volontariamente perso.
Diciamo che erroneamente avevo prenotato un vagone-merce-per i poveri e la guida ci ha detto che lui non ci avrebbe mai permesso di viaggiare in quelle condizioni, onde per cui abbiamo perso i dieci euro per due della prenotazione e abbiamo preso un aereo per andare a Delhi. Aereo che naturalmente era in ritardo e da qui il detto, Varanasi non ti molla.
Siamo arrivate a Varanasi bionde e stupide, scendi e ti ritrovi nella campagna del mondo, non esistono marciapiedi, ai lati della strada c’è la terra, ci sono ancora case costruite con la terra e la merda di vacca è messa a seccare ovunque.
Ti ripeti che quello è il paesaggio di periferia, poi arrivi a Varanasi city e il paesaggio non cambia, perché Varanasi è una delle città più antiche al mondo e gli indiani si stanno impegnando AL MASSIMO per fare in modo che rimanga così, una città ferma agli anni di Cristo.
Iniziamo la serata a Varanasi e capiamo subito che le mucche sono le vere padrone della strada, poi ci sono i cani, poi ci sono i sadu e poi ci sei tu, che non centri proprio niente con il paesaggio che ti sta attorno.
Il secondo giorno ci siamo affidati ad una guida che ci è venuta a prendere alle 5am per portarci a vedere le sacerdotesse che facevano chanting in riva al Gange, naturalmente noi bionde eravamo in ritardo e naturalmente ci avevano chiuso a chiave dentro all’ostello.
Chanting al mattino di fronte al Gange
In riva al Gange alle 5,30am del mattino ti accorgi che ti trovi veramente di fronte a qualcosa che non avevi mai visto.
Sarà per il freddo maledetto, sarà per sti indiani che non li ammazzi neanche con il napal considerando il fatto che si fanno il bagno nel Gange quando tu con sette strati di magliette ancora muori di freddo, comunque ti sembra ancora di essere di fronte a qualcosa di veramente strano, fuori dal mondo, da qualsiasi tempo.
Continuiamo con la gita in barca, alle 6am, un freddo maledetto, il gange che non puzza e sembra pulito, gli indiani che si lavano e lavano i panni e tutto sembra un pochino strano, e, a quel punto, la guida ci spiega che Varanasi vive grazie al concetto di morte, sembra una contraddizione ma è vero.
La gita post barca prosegue con noi che ridiamo in faccia alla guida perché a volte lavorava un po’ di fantasia, per farvi un esempio: “Pisa è in Francia”.
Riusciamo a sopravvivere al traffico, alle strade così strette che sembrano stradine di montagna, al traffico delle mucche, dei cani, ai sadu che si stendono al sole per ricaricarsi grazie all’energia solare. Sopravviviamo alla polvere e al freddo della sera, di nuovo in barca nel Gange.
Assistiamo alla cerimonia di cremazione, che è qualcosa di veramente bello, anche se non abbiamo ancora capito il procedimento esatto e anche se non abbiamo ancora capito se l’osso che hanno tirato a 5cm da noi era un femore o un osso dello sterno.
Abbiamo quasi bruciato la barca, la guida non ci sopportava più ma alla fine Varanasi perdona tutti.
Varanasi vista dal Gange alla sera.
Il giorno dopo abbiamo visitato un villaggio, la lotta contro la Coca-cola portata avanti da una NGO, abbiamo visto le case di terra, un bambino con problemi mentali abbandonato dalla matrigna, la mia amica bionda si è dovuta coprire i capelli perché una con i capelli così non si era mai vista e insomma certi shock è meglio non procurarli!
Varanasi non ti molla, forse la apprezzi veramente quanto te ne vai, perché alla fine un posto in cui bruciano i morti, in ci sono pieni di animali praticamente abbandonati a se stessi e in cui i sadu hanno il cellulare con la musica techno, ma dove lo trovi?