Vaticano, dietro lo scandalo lo scontro tra Cl e Opus Dei.
Intervista a Ferruccio Pinotti
Cosa pensi dello scandalo scoppiato dopo le rivelazioni fatte da La7 sul caso Viganò?
Mi pare chiaro che è in atto uno scontro interno al Vaticano che sta raggiungendo un livello molto alto e che ha oggi come obiettivo principale il segretario di Stato card. Bertone e il suo entourage.
Sei quindi dell’idea che la vicenda non sia scoppiata casualmente, ma che sia piuttosto il frutto di una strategia interna agli ambienti ecclesiastici. Un po’ come il caso Boffo del 2009… Del resto (come testimonia la parola “Pervenuta” stampigliata in alto a destra dell’originale mostrato da Gianluigi Nuzzi), la lettera di Viganò al card. Bertone è uscita dalla segreteria di Stato, non dall’archivio privato dell’ex segretario del Governatorato…
Bertone è stato sostenuto in questi anni dall’Opus Dei (ai vertici dello Ior siede tra l’altro un suo soprannumerario, Ettore Gotti Tedeschi), che sarebbe rientrato all’interno della fallita operazione di acquisizione del San Raffaele assieme all’imprenditore Malacalza.
Si riproporrebbe quindi su un piano intra-ecclesiale oltre che su quello economico-finanziario il tradizionale scontro tra Cl ed Opus Dei?Sì, con una differenza rispetto al passato: che l’Opus Dei non ha più quell’atteggiamento di superiorità e di altezzosa indifferenza che ha tradizionalmente avuto nei confronti del movimento di don Giussani, quando l’Opera si occupava di alta finanza e lasciava a Comunione e Liberazione gli appalti ed i rapporti con le amministrazioni locali. Un cambiamento che ho potuto personalmente constatare nelle dichiarazioni che al meeting di Rimini del 2009 mi ha rilasciato lo stesso portavoce dell’Opus Dei in Italia, Giuseppe Corigliano molto attento a cercare un dialogo con Cl, a sottolineare i carismi che rendevano simili l’Opera con il movimento di Giussani.
Certo, allo stesso tempo si notava anche un certo imbarazzo di Corigliano di fronte all’esibizione di grandezza e potere che caratterizza le kermesse di Cl e che non rientrano minimamente nello stile dell’Opus. Un disagio che, oltre al disappunto, celava forse anche una certo desiderio di emulazione.
Certo, oggi più che lo scontro tra due forze, sembrerebbe configurarsi quello tra due debolezze, se è vero che l’Opus alla fine non è riuscita nell’intento di rafforzare la propria presenza nel settore della sanità e Cl non sta attraversando un periodo felicissimo dal punto di vista politico e giudiziario…
Se a ciò aggiungiamo la crisi economica riusciamo probabilmente a spiegarci anche l’intensità che lo scontro intra-ecclesiale ha raggiunto negli ultimi mesi e che è difficile rintracciare, almeno in queste forme, in stagioni precedenti vissute dalla Chiesa cattolica post-conciliare
Tu ritieni il papa spettatore suo malgrado dello scontro in atto o parte in causa, per aver nominato Bertone ed averne sostenuto l’azione?
È difficile rispondere. Storicamente questo papa ha avuto relazioni ottime con Comunione e Liberazione, di cui ha sempre ammirato lo spirito e l’azione ecclesiale.
Non a caso sono delle Memores Domini a prestare servizio nell’appartamento pontificio.
Benedetto XVI ha però dato molto potere proprio a quelle realtà che oggi nella Chiesa combattono apertamente la propria lotta per l’egemonia…
La contraddizione sta proprio qui. Questo papa oggi vorrebbe ricondurre all’ordine lefebvriani, legionari, neocatecumenali, ciellini, opusdeisti. Ma si tratta di strutture a cui negli anni passati, specie sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, è stata concessa una autonomia enorme dal punto di vista dottrinario, ecclesiale e – soprattutto – finanziario.