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Ieri mattina sono sceso alla stazione centrale di Milano all'indomani (più o meno) della "domenica di Pazzini", sul giornale si leggeva ancora di lui.
Sul treno pensavo ai tifosi sampdoriani. La Sampdoria è sempre stata la mia seconda squadra, d'altronde i tifosi viola sono gemellati con quelli blucerchiati.
Pensavo a quei tifosi che ad agosto hanno fatto l'abbonamento per andare a vedere Cassano e Pazzini, e a febbraio si trovano a dover veder giocare Maccarone e Macheda. Mah!...
Esco e mi trovo di fronte l'Hotel Gallia, coperto da impalcature, e operai tutto attorno.
Con la sua facciata art noveau lo si notava subito appena usciti dalla stazione. Forse anche prima del Pirellone.
Nel 2006 lo comprarono una società d'investimenti del Qatar, l'ho visto chiuso per un po' di tempo, e adesso sono almeno un paio d'anni che è oggetto di lavori.
Io ho conosciuto il calcio quando i giocatori potevano cambiare squadra una sola volta all'anno, ed il mercato si svolgeva solo d'agosto, e i trasferimenti si chiudevano alla mezzanotte della data stabilita.
Era l'epoca del "Gallia". Il mito aveva preso forma negli anni '50, quando i giocatori si scambiavano al Gallia perché tornava comodo all'Italia che si muoveva in treno, incontrarsi in quell'hotel di lusso davanti alla stazione.
Con il boom degli anni sessanta, il calciomercato, come la passione per il calcio, raggiunge una forte popolarità.
Nella seconda metà degli anni sessanta, durante gli ultimi giorni del calciomercato, davanti al Gallia si raduna la folla, telecamere TV, il mercato è diventato fenomeno nazionale che polarizza tutto. Tifosi irrequieti, polizia per tenere un po' d'ordine, ma anche gli agenti sono tifosi. Moratti e gli altri, che devono entrare da una porta secondaria.
Il 28 aprile 1969 il direttore del «Gallia», sede del mercato, invia ai presidenti di società una lettera con la quale dava lo sfratto alla fiera dei piedi. «Nell'approssimarsi del periodo in cui qui a Milano — diceva fra l'altro la lettera — si svolgono quegli annuali incontri che corrono sotto la denominazione di mercato del calcio, ed allo scopo di evitare gli incresciosi e poco edificanti affollamenti di estranei e curiosi, purtroppo creatosi in passato nelle sale del nostro albergo, questa direzione è venuta nella determinazione di non consentire in tale periodo l'accesso ai locali dell'albergo alle persone che non vi soggiornano...».
A quei giorni avevo appena 3 anni, e il calcio non sapevo neppure cosa fosse. Nei decenni successivi il mercato girovagò per altri alberghi milanesi, prima del centro, e poi della periferia.
Oggi il mercato dei calciatori è sempre aperto, e non so neppure se esiste più una sede istituzionale, ufficiale.
Ma io, negli anni '80, credevo che il calciomercato si svolgesse ancora al "Gallia".
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