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Vecchi e nuovi muri

Creato il 09 novembre 2014 da Albertocapece

Oggi è l'anniversario della  riunificazione  della Germania  del 1990“Mani in alto, buttate quei piatti come se fossero armi”. Sono passati 25 anni esatti dalla caduta del muro di Berlino ma dobbiamo prendere atto che la lacerazione di quel diaframma, peraltro assai più permeabile di ciò che ha fatto intendere l’informazione occidentale, non è stata la realizzazione di un sogno, bensì la fine di altri due: quello del comunismo di stampo sovietico e quello del capitalismo dal volto umano, portatore di democrazia e di benessere. Entrambi vivevano l’uno contro l’altro, ma anche uno grazie all’altro. E non è un caso che la Berlino di oggi, dove le tracce del muro sono praticamente scomparse, sia divisa tra Ostlalgie e Westalgie, ovvero la nostalgia della Ddr e quella dell’idillica idea di Occidente che si aveva quando il muro ancora c’era.

“Mani in altro, buttate quei piatti, come se fossero armi” è l’intimazione di alcuni poliziotti di Fort Lauderdale, in Florida, a un novantenne e due pastori protestanti colpevoli di aver violato la legge dello stato e aver dato da mangiare a dei senzatetto. Reato gravissimo, instaurato da un governatore che potrebbe anche essere il futuro presidente degli Usa e che comporta 60 giorni di carcere. Questo è diventato l’occidente senza quel diaframma che costituiva una sfida al capitalismo e lo spingeva a frenare i suoi umori e le sue logiche. E’ solo un piccolo tocco di grottesco fra milioni che si potrebbero citare, uno dei tanti buchi neri che costellano il generale attacco alle conquiste di un secolo e ora negano le promesse di benessere e libertà fatte anche perché c’era il muro e il “grande nemico” dietro di esso.

Un grande nemico che si era arreso anche lui e non per la presunta spallata militare di Reagan sulle guerre stellari, una cazzata stratosferica appunto che viene ripetuta a pappagallo da trent’anni e senza nessuna consistenza: i sovietici nelle tecnologie chiave necessarie alle guerre stellari e particolarmente nei laser erano allora più avanti degli Usa i quali oggi vedono la caduta di missili e satelliti privati come in uno storico contrappasso. Si era arreso per la sopraggiunta consapevolezza di aver smarrito la strada, di non aver creato un mondo nuovo, ma un’economia di comando, nata all’indomani della rivoluzione per motivi pragmatici, ma rimasta cristallizzata per decenni e che dopo Kruscev era divenuta da scelta contingente un vero e proprio modello autoreferenziale senza possibili sviluppi. E’ questo che intendeva Berlinguer quando diceva che l’Urss aveva esaurito la sua spinta propulsiva.

Non è certo un caso che dalla memoria sia stato totalmente cancellato il fatto che fu proprio

Angela Merkel pochi mesi prima della caduta del muro durante un incontro dei dirigenti della Freie Deutsche Jugend, organizzazione giovanile comunista

Gorbaciov ad annunciare lo smantellamento del muro, l’8 novembre del 1989, in discorso tenuto davanti al parlamento della Germania Ovest: Mosca aveva deciso già un anno prima che non le sarebbe più stato possibile gestire la transizione dell’Urss e al tempo stesso del sempre più turbolento est. Lo stesso leader sovietico aveva organizzato una cerimonia ufficiale di picconatura  e subito dopo il discorso si recò a Berlino proprio per questo, solo che un disguido organizzativo diede l’impressione che l’assalto ai mattoni fosse l’azione di spontanea liberazione attuata da migliaia di persone autoconvocate e non quella di una folla radunata per accogliere il leader di Mosca davanti al reperto della cortina di ferro da eliminare. Perciò al riguardo perciò non ho dubbi  sul perché la Merkel, allora dirigente di spicco dei giovani comunisti della Ddr, come testimonia la foto, a fosse presente. E non lo dico per tornare su una malignità che ormai è come il segreto di Pulcinella, ma per riportare a complessità un evento che nel tempo è diventato preda di un manicheismo vergognoso e miserabile.

Probabilmente nessuno immaginava cosa sarebbe davvero accaduto e che quei mattoni e pezzi di cemento sarebbero diventati il materiale da costruzione del pensiero unico, la nuova cortina tra ricchi e poveri.  Per non parlare della distruzione europea, attivata sia dalla preponderanza della Germania, sia dal fatto che l’annessione di 17 milioni di nuovi cittadini abbia portato poi alla stagione dei tagli al welfare e alla compressione salariale, in seguito divenuti la dottrina continentale.

Non stupisce perciò più di tanto se dopo 10 anni dalla caduta del muro Usa Today dovette registrare come il 51% dei tedeschi dell’Est rimpiangesse la DDR, cifra altissima che, depurata da chi aveva meno di 25 anni all’epoca della caduta e non aveva vissuto appieno la realtà dell’est, si attesta sul 75 per cento. Ancora dieci anni e nel 2009 il Washington Post non osa, in piena crisi, fare o riportare sondaggi: si limita a dire che imprecisati berlinesi occidentali non ne possono più della tendenza dei loro concittadini orientali ad avere nostalgia del comunismo. Ormai non ci ferma più ad analizzare ragioni, soluzioni e motivi: sarebbe troppo compromettente per il paese “eccezionale”.

Così non si può che constatare la saggezza di un proverbio diffuso nell’est europeo che dice: “tutto ciò che i comunisti hanno sul comunismo è falso, ma tutto ciò che hanno detto sul capitalismo è vero.”


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