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Vecchi orrori e vampiri per Ripley’s, Sinister e Jubal

Creato il 07 agosto 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Come abbiamo avuto più volte modo di dimostrare all’interno di questa rubrica, non pochi sembrano essere i rari e spesso introvabili lungometraggi di genere che, fortunatamente, hanno trovato l’occasione di essere riportati alla luce grazie al dvd, permettendo al vecchio spettatore di rivederli e a quello più giovane di scoprirli.

Vecchi orrori e vampiri per Ripley’s, Sinister e Jubal

Una tendenza che, per la gioia di tutti i cinefili dediti alla ricerca delle perle e delle chicche dimenticate, sembra continuare inarrestabile, come lascia intuire anche l’ultimo recupero in digitale attuato dalla Ripley’s Home Video, con tanto di breve ma interessante booklet all’interno della confezione: Il clan del terrore (1963), sceneggiato dal mitico Richard Matheson e diretto dallo stesso Jacques Tourneur che, autore di classici quali Il bacio della pantera (1942) e Ho camminato con uno zombie (1943), è ricordato soprattutto perché fautore del cosiddetto orrore suggerito, incentrato più sulle allusioni e le ambiguità che sul sangue e gli effetti speciali.

In questo caso, però, con Vincent Price nei panni del titolare di un’agenzia di pompe funebri che, al fine di incrementare gli affari, ricorre all’omicidio supportato dall’assistente Felix alias Peter Lorre, non siamo nell’ambito dell’horror puro, ma dalle parti di una presa in giro del filone, messa in piedi dalla American International Pictures nel tentativo di ripetere l’operazione comica de I maghi del terrore (1963) di Roger Corman; titolo che, come questo, includeva accanto ai due attori anche Boris Karloff.

E, mentre i due criminali si trovano ad avere a che fare con un cliente interpretato da Basil Rathbone che non è in realtà morto, ma solo catatonico, è una splendida fotografia a valorizzare ulteriormente i circa 83 minuti di black humour; i quali, come c’era da aspettarsi, puntano soprattutto sull’ottimo cast, impreziosito oltretutto dalla partecipazione speciale del Joe E. Brown di A qualcuno piace caldo (1959).

Vecchi orrori e vampiri per Ripley’s, Sinister e Jubal

A proposito di Corman, è invece Sinister Film a distribuire su disco – con trailer originale e presentazione di Luigi Cozzi quali contenuti extra – uno dei suoi titoli più conosciuti ma meno visti dalle nostre parti: Il vampiro del pianeta rosso (1957), realizzato in bianco e nero dal prolifico sforna-b-movie di Detroit anni prima di dedicarsi alle memorabili trasposizioni da Poe.

Al centro della vicenda un misterioso individuo incarnato da Paul Birch che, con sguardo bianco senza pupille nascosto sotto un paio di occhiali da sole, è in realtà un marziano-vampiro approdato sulla Terra con l’intenzione di procurarsi sangue umano, utile per fermare un’epidemia che sta sterminando la sua stirpe sul lontano pianeta Davana (Marte nell’edizione italiana del film).

Quindi, una sorta di variante del contemporaneo cormaniano Attack of the crab monsters (1957), come di consueto girata con pochi soldi e molta fantasia e che, non priva d’ironia (basterebbe citare il breve sketch con Dick Miller), venne dalle nostre parti vietata ai minori di 16 anni a causa dell’allora scandalosa sequenza in cui la protagonista Beverly Garland si accinge ad indossare le calze.

Vecchi orrori e vampiri per Ripley’s, Sinister e Jubal

Ed è sempre Sinister – con galleria fotografica ed immancabile introduzione di Cozzi annessa – a proporre La bara del vampiro (1958) del messicano Fernando Méndez, sequel del suo La stirpe del vampiro (1957) che, a differenza del capostipite, si svolge in epoca moderna.

Infatti, il diabolico succhiasangue con le fattezze di Germán Robles viene questa volta involontariamente resuscitato da un vagabondo, trovandosi, però, nuovamente ostacolato dall’eroico dottor Enrique Saldivar alias Abel Salazar nel suo piano di vampirizzare la povera Marta, cui concede anima e corpo Ariadna Welter.

Una pellicola in bianco e nero che, un po’ come le altre firmate da Méndez, si rifà in maniera evidente ai classici dell’orrore americani concepiti tra gli anni Trenta e Quaranta da Tod Browning e gli altri maestri del periodo; vantando, però, in mezzo alla rozzezza imperante (è sufficiente notare i fili che sostengono il vampiro quando è in forma volatile), il primato dell’idea di far sfoggiare al “mostro” i canini, poi divenuti caratteristica fondamentale di qualsiasi discendente di Dracula su celluloide.

Vecchi orrori e vampiri per Ripley’s, Sinister e Jubal

Infine, rimanendo sempre in ambito vampiresco, è Jubal Classic Video a deliziare i seguaci del cinema bis con Dracula contro zombi (1978) di Albert Band (l’italianissimo Alfredo Antonini), conosciuto anche come Zoltan-Il cane di Dracula, di sicuro più affine al titolo inglese Zoltan-Hound of Dracula.

Ma, nonostante il titolo possa indurre erroneamente a pensare ad un assurdo, demenziale cross-over tra il conte più conosciuto della storia dei succhiasangue e le creature affamate di carne umana tanto amate da George A. Romero, siamo dalle parti di una economica miscela (senza infamia e senza lode, comunque) di eco-vengeance (filone riguardante gli animali assassini) e vampire-story.

Del resto, al centro dei circa novanta minuti di visione troviamo Reggie Nalder nel ruolo di Veidt Smith, servitore di Dracula che, resuscitato insieme al cane Zoltan, sepolto con lui nella stessa tomba del padrone, si reca insieme al quadrupede a Los Angeles, dove vive Michael Drake alias Michael Pataki, ultimo ignaro discendente del vampiro.

E, tra assedi e mastini pronti a mordere, c’è anche José Ferrer nella parte di un ispettore.

 Francesco Lomuscio    

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Scritto da il ago 7 2011. Registrato sotto RUBRICHE, TAXI DRIVERS CONSIGLIA, VIDEODRHOME. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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