Devo dire che le canzoni marmocchie, soprattutto se di qualche tempo fa, sanno esplorare l’amore in tutte le sue declinazioni con una nota di profondo ottimismo unita a un pizzico di… ma sti cavoli?
A parte il filone delle ninne nanne con minaccia (ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo do, lo darò all’uomo nero.. no, fai pure eh, poi però lamentati se mi sveglio dalle 18 alle 36 volte per notte) esiste tutta una serie di canzoni marmocchie, talune anche con motivetti accattivanti che, riascoltata in età adulta, vi induce a riportare indietro il nastro per essere sicuri di aver capito bene. Nove volte su dieci avevate capito bene.
1) Oh my darling Clementine ovvero “l’amore è eterno finchè dura” (Verdone docet)
Ci sta questo minatore a cui porello scivola la figlia in acqua e… kaput, andata, persa per sempre. E lui si dispera eh, mica niente. Per ben due strofe non si dà pace. Poi alla terza si ricorda dell’altra figlia, la sorella minore di Clementine, e bon, non ci pensa più. Carina eh? Dà l’idea che l’amore, soprattutto quello di un genitore per il proprio marmocchio, sia davvero eterno e intramontabile. Ma badate bene, in alcune versioni quest’ultima strofa è stata censurata perché considerata moralmente discutibile. Ma va là, e perché mai?
2) Il grillo e la formicuzza ovvero Romeo e Giulietta in confronto se la sono spassata (su filastrocche.it trovate il testo in alcune delle sue più note versioni)
Un grillo e una formicuzza s’incontrano in un campo di lino. Lei, che si è decisa a maritarsi, ne chiede un po’ al grillo per confezionare l’abito del suo futuro marito.
Il grillo, colto da un momento di profondo romanticismo, si lancia in una delle più belle proposte di matrimonio di tutti i tempi. La formicuzza, che forse non c’aveva la fila di spasimanti fuori dalla porta, accetta con l’entusiasmo tipico delle giovani spose.
Disse lo grillo “Lo sposo sarò io!”
La formicuzza : “Sono contenta anch’io!”
In questo clima di spumeggiante entusiasmo, viene fissato il giorno delle nozze
Un fico secco e due castagne cotte (la dote nuziale? I doni degli invitati? La lista della spesa? Chi lo sa potrebbe gentilmente illuminarmi in proposito?).
Ma sul più bello, allo scambio degli anelli, il grillo cade. Ora, come in un’attività del genere si possa cadere non è dato sapere, ma forse il povero grillo tanto sobrio non era. E comunque tant’è. E non è che si sbuccia un ginocchio o si sloga una caviglia (che per una caduta da fermo pareva pure troppo). No.
Cadde lo grillo, si ruppe il cervello.
Bleah!
Lariciumbalarillalero lariciumbalarillalà (ehm… che facciamo, festeggiamo?)
Schiattato l’unico che se la sarebbe pigliata in moglie, la formicuzza impazzisce e dal gran dolore:
versione a) prese uno spillo, se lo ficcò nel cuore (un po’ shakespeariano ma di grande effetto)
versione b) scese in cantina a berne un buon bicchiere… e lariciumbalarillalero lariciumbalarillalà (?!?)
Ma veniamo al nostro amico grillo e seguiamo da vicino cosa succede dopo la caduta.
Suonan le otto di là dal mare si sente dire che il grillo stava male (e col cervello spappolato, troppo bene non è che si poteva sentire)Suonan le nove di là dal porto si sente dire che il grillo è bell’e morto …. e, ovviamente, lariciumbalarillalero lariciumbalarillalà.
Alle dieci il grillo viene sotterrato ma un’ora dopo, con grande sollievo di tutti i presenti, giunge notizia che il nostro amico sfortunato e un po’ maldestro sia arrivato in paradiso.
E insomma tutto è bene, ciò che finisce bene. Non trovate?
… to be continued