Il logo di Union valdotaine progressiste.
Il logo non è brutto, anzi. Solido e aggressivo. Colori importanti: il rosso e l’oro bizantini. Rosso violenza e passione (Sangue e arena). Oro del lucido metallo che riflette la luce. Abbaglia. E poi il nero egoismo, potere e morte. Un logo che starebbe bene in una fortezza. In un castello di qualche ambizioso duca. Quel leone è giovane e vuole correre, soprattuto azzannare la preda. E’ curioso che un logo così prepotente sia il simbolo di un partito che ha scelto un nome vecchio di quarant’anni. Di quell’Union Valdotaine Progressiste che durò appena due legislature per poi confluire prima nei Democratici Popolari poi negli Autonomisti Progressisti e infine nella Fédération Autonomiste. L’operazione viériniana è comunque interessante, smuove i paludosi equilibri, rilancia. Persona stonata, veramente fuori luogo in questo contesto è Luciano Caveri: affatto credibile e con un passato di ex che non gli fa onore sia come politico sia come uomo. Perché il giovane Laurent lo ha imbarcato in questa vecchia e nuova avventura? A cosa potrà servigli un uomo che nelle ultime regionali e nel ruolo di Presidente della Giunta uscente, ha perso quasi cinquemila voti? Forse perché il suo attuale ruolo di responsabile dei servizi RAI potrà far comodo al nuovo partito? In questo caso la novità in cosa consisterebbe?