I ricercatori del Lincoln Laboratory hanno sviluppato il concetto (tutt’altro che nuovo) del radar, utilizzando le cosìddette “onde della banda S” che hanno più o meno la stessa lunghezza d’onda usata dai sistemi wireless. Il principio è semplice. Le onde vengono prodotte da 13 emittitori e “sparate” contro il muro: circa il 99% rimbalza e solamente una piccolissima percentuale riesce a oltrepassarlo. A questo punto le onde che incontrano un oggetto sulla propria traiettoria al di là del muro seguono lo stesso destino: rimbalzano e tornano indietro, incontrando di nuovo l’ostacolo del muro. Questo processo fa sì che solo una piccola parte del segnale (lo 0.0025%) raggiunge gli 8 rilevatori collocati al punto di partenza.
Grazie a sistemi di amplificazione del segnale e a degli opportuni filtri per schermare quelli che derivano dalle onde rimbalzate dal muro, John Peabody e Gregory Charvat sono riusciti a ottenere buoni risultati. Il dispositivo ha volutamente dimensioni ridotte, per poter essere facilmente trasportato e impiegato un azioni militari. Infatti sarebbe stato possibile migliorare le prestazioni del radar utilizzando onde a lunghezze d’onda maggiori, ma questo avrebbe comportato un aumento delle dimensioni dello strumento.
Dettaglio non trascurabile, le immagini vengono acquisite con una frequenza dei fotogrammi pari a 10.8 al secondo, che consente la visualizzazione in tempo reale di ciò che accade al di là dell’ostacolo.
Dobbiamo ammeterlo, come si vede nel video qui sotto, i risultati al momento non sono perfetti. Il sistema lavora infatti secondo un metodo sottrattivo, confrontando le immagini ottenute a istanti successivi e perciò è in grado di rilevare solamente i bersagli in movimento (il sistema è in grado di rilevare anche micro movimenti). Le immagini sembrano dei blob di pixel colorati, ma al MIT stanno già lavorando per migliorare lo strumento e ottimizzare gli algoritmi di analisi.
Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/2011/10/25/vedere-attraverso-i-muri/