Al piatto sulla tavola
pensano gli assorti che preferiscono il sole
ai 23° all’ombra.
Loro dell’invalidità ne hanno fatto uno status,
liquidano velocemente gli indiani agli incroci
e inseguono in capo al mondo un bel culo.
Al piatto sulla tavola
puntano gli abitanti del borgo
con i santini e gli accendini tra i polpastrelli.
Sanno usare la voce grossa e lo sguardo piatusu
picchì hannu tri figghi.
Al piatto sulla tavola
mirano i tredicenni costretti ad anticipare i tempi
dalle regole degli obiettori,
e i ventottenni dell’annata storta
che riescono a malapena a programmare un aperitivo.
E con la pancia piena e il sonno pesante
ci convinciamo di essere soddisfatti.
Con il quarto caffé si riparte,
accantonando le “cose degne”,
legittimando i ladri della crisi,
e mentre i resti della nostra coscienza
vanno a riempire la solita pattumiera
attendiamo il prossimo pasto.