Quando i film si fanno ad episodi.
E ci siamo.
Eccola qui la stagione incriminata, quella responsabile di un recupero lampo di una serie tanto osannata in patria.
Alla scorsa edizione degli Emmy, Julia Louis-Dreyfus, Tony Hale e Veep stessa, vengono premiati rispettivamente come miglior attrice comica, come miglior attore non protagonista in una comedy, e come serie comedy dell’anno, battendo rivali di alto livello come la favorita Transparent.
È forse perché quando si parla di politica, gli americani lo sanno fare un gran bene?
È forse perché qui le risate sono numerose, le riflessioni profonde, mentre nel prodotto Amazon, pur essendoci entrambe queste caratteristiche, viene sviluppato più l’elemento drammatico, cosa che potrebbe portare -come già per Orange is the New Black- a un cambio di settore per il prossimo anno?
Difficile rispondere.
Quello che è certo, è che Veep finora non aveva mai vinto l'Emmy di categoria, e ora che ci riesce, lo fa senza troppi dubbi con la sua stagione migliore.
I tentennamenti della prima, la solidità della seconda e della terza pur con certi schemi fin troppo ripetitivi, portano infatti a questo quarto anno dove a ben guardare il titolo dovrebbe essere cambiato.
Selina Meyer non è più Veep, non è più VicePresidente, è a tutti gli effetti il primo Presidente donna degli Stati Uniti.
Insediatasi con una gaffe, i problemi non finiscono di certo e riguardano più l’immagine che la sua rotta politica. Non troppo apprezzata dagli elettori, sotto l’occhio delle telecamere per il suo stile, per l’atteggiamento della figlia, per le spese della Casa Bianca, Selina non avrà vita facile anche perché la campagna elettorale va avanti, ci sono voti da conquistare per poter mantenere tutto quel potere.
E per farlo, va da sé, sono necessari dei sacrifici, a nome delle grandi lobby, o anche solo dei giornalisti alla ricerca di un capro espiatorio, e così in questa stagione vediamo uscire Dan e Amy dallo staff presidenziale, mentre anche i ruoli del non più così efficiente Gary e del gaffeuar Mike vengono messi in discussione.
Ma c’è spazio anche per new entry d’eccezione, con l’ex dottor House Hugh Laurie che compare nel carismatico ruolo di futuro Veep, che ruba spesso e volentieri la scena alla Meyer.
In 10 episodi carichi di quell’ironia secca e sottile, dove la comicità si fa ancor più mirata garantendo risate visto come ora si conosce il cast, tutto non può che portare alla grande notte delle elezioni.
Vista e rivista in film e serie televisive, abituati a quell’ansia, a quei numeri e a quei pronostici, Veep sa sorprenderci ancora una volta, lasciando in sospeso il futuro di Selina ma non quello degli spettatore. Perché una volta che provi Veep, non la lasci più.
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