Vegliando oltre il cancello di Giampaolo Balsamo

Creato il 08 ottobre 2011 da Junerossblog

E' capitato quasi per caso. Durante l'ottava edizione del Women's Fiction Festival, abbiamo ascoltato la presentazione di un libro, scritto da un giornalista di cronaca nera: Vegliando Oltre il Cancello.
La presentazione ha subito conquistato l'uditorio, la vicenda raccontata era strana e lasciava molte domande in sospeso. La nostra amica,nonche' aspirante scrittice, Simona Lubicich, non ha potuto resistere: ha comprato il libro e lo ha letto tutto di un fiato....
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“Vegliando oltre il cancello” di Giampaolo Balsamo
Direttamente dalla scrivania di Simona Lubicich.
“Una storia che ha dell’inverosimile”…Queste sono le parole che per prime giungono alle mie labbra se ripenso a ciò che ho letto in questo libro di Giampaolo Balsamo, cronista della nera per “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Un autore, oltre che un professionista del settore, che ha saputo cogliere la vena di sgomento e di follia della storia, scrivendo di questa vicenda realmente accaduta nell’agosto del 2007. Non solo un fatto di cronaca quindi, ma una faccenda narrata nei particolari, perché chi legge possa comprendere sino a che punto può arrivare la mente umana e l’indifferenza che circonda la nostra società. Tre sorelle del Sud, una mesta novella di abbandono, di orrore che ha scosso la mia anima pagina dopo pagina, in un crescendo di emozione e tristezza.

Lo sfondo è quello di un’Italia meridionale immersa nel mese d’agosto; immaginate la torrida campagna pugliese, le cicale che friniscono sotto il solleone, il mare azzurro ed i profumi selvatici che inebriano le narici…Un panorama suggestivo, unico ed affascinante; il nostro sguardo si posa incuriosito su una villa sita lungo la strada che porta a Canne della Battaglia; un’abitazione un tempo certamente decorosa, ora però in stato di totale abbandono, quasi sommersa da questa natura invadente. Varcato il cancello ci immergiamo in un’atmosfera ai limiti della follia umana più recondita. Una donna anziana, ridotta a poco più di una larva, i capelli bianchi che le scendono disordinatamente sulle spalle, la mente obnubilata dagli orrori della solitudine e da allucinazioni mistiche, veglia i cadaveri delle due sorelle morte da quattordici mesi…


Ecco, questo è l’inizio di questo romanzo, di questa storia assurda che pare non avere una soluzione logica ma solamente molte supposizioni…Quando la polizia varca il cancello della casa in contrada Antenisi, lo spettacolo che si ritrova dinnanzi è a dir poco raccapricciante; Stefania Tupputi, l’unica sopravvissuta alle tre sorelle, veglia i cadaveri ormai in avanzato stato di decomposizione delle altre due, ritrovati uno su un divano e l’altro nella veranda della villa sotto un cumulo di rifiuti. Carcasse di animali morti in via di putrefazione sono sparsi all’interno ed all’esterno della villa insieme a rifiuti di ogni genere, mentre il tanfo di deiezioni e morte aleggia ovunque, rivoltante. La “casa degli orrori” ha un aspetto sconcertante. Stefania non è lucida e seguendo il racconto di Giampaolo molti sono i fattori che avrebbero potuto condurre la povera donna ad una situazione del genere; dal trasferimento da un appartamento nel centro di Barletta sino alla frequentazione di una congrega religiosa, i “Carismatici”, movimenti di tipo cattolico che professano l'azione dello Spirito Santo nella propria vita. Essi ritengono che le manifestazioni di esso, come parlare in diverse lingue sconosciute od operare guarigioni miracolose, siano possibili per coloro che professano questa fede. I ritrovamenti dei “diari” di Stefania, Nia per chi legge il libro, appunti presi su pagine sparse in tutta la casa, andrebbero a ricomporre parzialmente i tasselli di questo puzzle grottesco. Le sorelle Tupputi, fedeli professanti della religione, ex insegnanti della stessa presso scuole ed amate da tutti coloro che le conoscevano, all’improvviso lasciano Barletta, la loro città natale per rifugiarsi un quella villa solitaria. Il motivo principale della “fuga” sembra essere la persecuzione di un vicino ma le prove addotte sono prive di peso. Stefania, Carla e Angela letteralmente spariscono dal mondo “civile” per rinchiudersi volontariamente in una sorta di clausura, via da tutto e da tutti. L’attaccamento alla religione, ai dogmi ed alla preghiera le fa allestire una cappella con un altare, sedie per professare messe, quindi teoricamente per ospitare anche dei fedeli dopo il ritrovamento di un’ostia che esse conservano come una reliquia in un ostensorio, quasi fosse un dono divino. I Carismatici si riuniscono alla villa e Stefania è quella che più di tutti manifesta una sorta di attivo misticismo religioso, un dono forse o una maledizione, che si manifesta sotto forma di frasi in lingue sconosciute, visioni ed azioni apparentemente guidate dal Cielo. Di fatto ella detiene da anni un diario dove annota strani sogni, frasi, premonizioni, apparizioni e azioni che sembrano essere dettate dalla fede più ferma e profonda. Padre Pio, la Santa Madonna, Gesù e gli Angeli sembrano comunicare con lei attraverso manifestazioni che ella segue alla lettera anche quando Carla si ammala e peggiora di giorno in giorno, sino a spegnersi a causa di un cancro che l’ha lentamene divorata. La fine delle riunioni con i Carismatici coincidono con l’inizio della malattia di Carla e mai Stefania chiede aiuto alla medicina, forse soggiogata dalla sorella maggiore; solo preghiere ed azioni apparentemente dettate dall’Altissimo, che però non sortiscono l’effetto desiderato. Tre mesi dopo la morte di Carla, spira anche Angela, probabilmente in seguito ad una caduta che aggrava progressivamente le sue condizioni sino al decesso. Ma al di là dei fatti orribili accaduti, ciò che l’autore si chiede è cosa in verità abbia reso così singolare ed unica la vicenda delle sorelle Tupputi: forse Nia e la sua solitudine così disumana o forse l’alito di morte che ha aleggiato sulla villa per tutto quel tempo? Dopo tutte quelle vicissitudini, altri fatti sostanzialmente inspiegabili accadono alla casa; un furto effettuato da ignoti, forse curiosi che una notte di fine agosto decidono di entrare nella “villa degli orrori” e vedere con i propri occhi il teatro di quella vicenda scabrosa, volendo forse trafugare un “souvenir”, di fatto un armadio pieno di cianfrusaglie e forse ancora pieno di appunti di Nia. Meno di ventiquattr’ore dopo il furto, qualcuno appicca un incendio alla villa, forse gli stessi che sono entrati il giorno prima in essa; il rogo distrugge tutto al di fuori della piccola cappella e in quell’occasione cala definitivamente il sipario sulla storia. Ma perché, si chiede Giampaolo Balsamo, questo accanimento anche dopo il ritrovamento dei corpi e di Nia, unica superstite? Forse interessi, manipolazioni e situazioni oscure gravitavano attorno la villa di contrada Antenisi? “Forse” è l’unica parola che ormai gravita attorno alla vicenda…
Nessun reato viene attribuito a Nia e nessuno ha saputo fornire una risposta né una spiegazione plausibile alla vicenda che ha avuto echi ridondanti in tutta Italia ed anche in Europa. Una soluzione per ora non esiste, anche se forse si sarebbe potuto fare qualcosa se qualcuno fosse venuto a conoscenza della situazione allucinante nella quale vivevano le sorelle Tupputi. Una vicenda di grande indifferenza quindi, di distacco umano. Come è possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Nessuno di coloro che frequentavano il gruppo di preghiera della villa si è mai minimamente reso conto della situazione o forse non ha voluto vedere, facendo finta di nulla o ancora più semplicemente, disinteressandosene. A distanza di tempo, Stefania Tupputi si è ripresa ed è ospite di una struttura della quale l’autore non rende noto il nome per rispetto della donna stessa. Stefania adesso ha bisogno di riprendere la sua vita…se mai potrà, dopo ciò che ha vissuto in prima persona…
Un libro sconvolgente, che mi ha fatto riflettere sulle situazioni di disagio che molte volte ci circondano, così vicine a noi ma spesso invisibili; forse siamo addirittura noi stessi che rifiutiamo di vederle, di aprire gli occhi e di affrontarle. Un libro scritto in maniera cruda e semplice, preciso nella sua descrizione eppur triste e malinconico. Un libro che io consiglio vivamente di leggere per osservare una realtà che può sembrare raccapricciante, non frutto di fantasia bensì uno spaccato di vita vissuta, agghiacciante nella sua veridicità…
Simona Liubicich

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