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Dunque, dopo un doveroso brindisi in cui si è dato fondo ad una magnum di Taittinger, una fresca e profumata insalatina di mazze di tamburo, che qui chiamano cucumële, in una citronnette di olio, aglio e limone, ha aperto le danze con la deliziosa croccantezza che le sottili fettine di questo misconosciuto fungo danno al morso, quando l’aroma si diffonde dal palato alle cavità nasali. Ancora una insalata di tonno e carciofini che le sapienti mani della padrona di casa avevano preparato e serbato nella lontana primavera in piccoli vasetti, a riposare nell’abbraccio del buon olio e dell’alloro e ancora buoni salumi preparati da artigiani amici, un cotto e un crudo di valore a cui la lama del coltello non faceva offesa nell’insistente e ripetuto tagliare. Quindi, aperto un Morellino di Scanziano per dare degno spazio al seguito, ecco giungere, in accordo con la temperatura ormai fresca al punto da far rinserrare le spalle sotto lana più protettiva, una calda, densa e profumata crème de gourgettes a cui una calibrata dose di patate e un nulla di cipolla dolce avevano donato la perfetta densità. Un velluto carezzevole donato da panna ben dosata, scaldava le membra man mano che guadagnava spazio nei nostri stomaci, invitando ad una seconda ed una terza porzione, leggera e complice al versare del piccolo mestolo.
Riscaldata la compagnia, ecco aprirsi ammiccante il forno per far arrivare alla tavola, come direttamente dallo scalco di una reggia medioevale, un gran numero di enormi polli arrostiti, ben suddivisi in ghiotte porzioni e provenienti da fidati e referenziati produttori. Che sapidità e fragranza di carni, assieme croccanti e morbide, con sapienza arricchite dei giusti aromi, non troppo secche ma allo stesso tempo consistenti, mentre la pelle dorata e gustosa contribuiva sapientemente alla gioia dei sensi. Si richiese, per dare la dovuta importanza ad un cibo troppo spesso trascurato e vilipeso, un Nobile di Montepulciano di un certo spessore per arricchire degnamente, con la sua rotondità e la sua ricchezza di fondo, un cibo solo all’apparenza umile, in realtà grandissimo nella sua semplicità. A compagnia, pomodori consistenti e gustosissimi di produzione diretta del nostro ospite abbracciati a sottili fettine di cipolla rossa, un matrimonio meraviglioso dove il delicato pungente si sposa alla gentile nota dolce acida, uniti nel fasto della vinaigrette per il viaggio finale. Infine una panna cotta ai marroni e brandy e un grande contenitore di sottili fettine di pesche, separati e poi in simbiosi, in una decisa volontà di non avanzare nulla ai posteri, per non subir critiche, per non aver rimpianti. Genepy maison per accompagnare i succhi digestivi al loro onesto lavoro.
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