velocità di crociera #2

Da Gynepraio @valeria_fiore

Per chi si fosse perso questo post, i miei genitori sono tornati dalla crociera che ha segnato il loro definitivo ingresso nel mondo della terza età. Pensavo non avrebbero avuto nulla da lodare o da infamare, ed invece sono venuti fuori interessanti risvolti della loro vacanza.

Ad ogni pasto-buffet o servito, non conta- sono disponibili montagne di prugne cotte. Ma badate bene, non secche come le Sunsweet, ma sciroppate e immerse in una broda violacea che mio padre sorbiva a cucchiaiate sotto gli occhi schifati degli altri commensali. Questo vi induce scontate riflessioni sull’attività peristaltico-intestinale degli ospiti della Carnival Freedom? Vi chiedete se gli angusti bagni di una nave da crociera siano idonei a supportare e accogliere tutta questa produzione? La risposta di mio padre è SI’ e ce lo dimostra con una fototestimonianza dei suddetti gabinetti.

le dimensioni sono quelle di un bagno normale

Le cameriere fanno sculture zoomorfe con gli asciugamani. Ma mica i classici cigni che limonano, facilmente reperibili nei resort laqualunque di Marsa Alam. Qui entriamo nel mondo di pitecantropi e cercopitechi, appesi attraverso misteriosi argani e carrucole al baldacchino del letto.

bertuccia di asciugamani

C’è sempre qualcosa da fare. A bordo viene quotidianamente stampato un giornaletto dal minaccioso evocativo titolo “Funtimes” di cui i miei genitori hanno conservato alcune copie. E’ evidente che l’obiettivo della Carnival è il benessere degli ospiti: nel filone si inseriscono infatti i seminari “Puffy Eyes” (automassaggio oculare?), ma soprattutto “Have pain? Go herbal” (fondamentali della fitoterapia?). Ma si sa, il benessere passa anche dalla cultura: la crew propone svariati quiz sul modello “Guess that cartoon soundtrack” e “Sports trivia”. Infine, come dimenticare le pazze pazze risate: disponiamo infatti di svariati esponenti di stand-up comedy, con target “tutti” oppure “soli adulti”. 

Purtuttavia, il rischio noia è sempre dietro l’angolo. Infatti, se non sei un miliardario texano analfabeta o una tenera coppia in viaggio di nozze devi ricorrere a tutta la tua inventiva per ammazzare il tempo. I miei genitori sono stati originali, intraprendendo strade autonome ma egualmente valide. Mio padre ha messo a frutto l’ora del pisolino per imparare a memoria tutto “Lo Hobbit”, trasmesso in loop dal servizio televisivo della nave. Ieri sera me l’ha dimostrato, trattenendomi 45 minuti sull’ingresso di casa (io ovviamente fremente e in ritardo col cappotto addosso) per offrirmi una colorata imitazione di Smaug, dei tre troll Bert+Tom+William ma soprattutto del suo favorito: il Grande Goblin. Mia madre, invece, ha pensato di darsi alla fotografia e, armata della sua Nikon Coolpix da 69,99€, si è avventurata nella social room alla ricerca di soggetti da immortalare. Novella Diane Arbus, si è data ai freak, genere “culone”.

Navigare vuol dire soffrire. Andare in crociera frustra e la nave non è cosa per gente impaziente: piccoli exploit di rabbia sono del tutto normali. Mia madre, ad esempio, si è profondamente adontata quando ha scoperto che il Mojito da lei ordinato al bancone dell’Habana Bar a ben 8$ (8$, figlia mia, hai capito? 8 gocce del mio sangue) conteneva solo un miserrimo misurino di rum. Ha reagito guardando dritto negli occhi il barman e dicendogli qualcosa che suonava come “Tesoro, quello che me lo chiami un mojito?” il tutto accompagnato da un inequivocabile gesto della mano “Metti, metti”. A mio padre è andata molto peggio, poverino. Ogni sera, i camerieri, al segnale del Maître, interrompevano il servizio per esibirsi nel “Fun moment”: mollano piatti, bicchieri, mestoli, e si dispongono a schiera per eseguire una canzone con tanto di coreografia (annoveriamo “Cielito Lindo”, “Santa Lucia” e “Leaving on a jet plane”, grande classico dell’ultima sera). Pare che questo momento coincidesse sempre con l’arrivo del caffè di mio padre: quando, alla 4 sera consecutiva, era ormai chiaro che lui il caffè l’avrebbe bevuto gelido, si è alzato stizzito ed è andato a prenderselo al bar, pagandolo extra (4$, figlia mia, hai capito? 4 gocce del mio sangue). E tua madre, vi chiederete, l’ha seguito? Ma va’, lei cantava con i camerieri.


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