Non so se per l’abitudinarietà del quarantenne sposato o per la sindrome dello scrittore metropolitano alquanto casalingo, stamane dopo il caffè delle sei mi sono buttato tra i flutti intellettuali della nuova serie tv spagnola: VELVET.
Persa la tanto allertata prima dello scorso mercoledì sera, persa pure l’intelligente replica che, ditemi voi come si fa a mettere alle due del pomeriggio dell’ultima domenica di Agosto quando tutte le italiane e gli italiani medi come me ancora sperano nel tuffo finale, non oso ovviamente pensare agli ascolti…
… stamane, per tedio da risveglio, mi sono lanciato con un bel carpiato mentale nella storia dei grandissimi magazzini di Madrid, passando dal fantastico, aggiornatissimo e modernissimo portale della Rai, talmente zeppo di roba tanto da necessitarmi un supporto esegetico di almeno un’ora prima del fatidico: play!
Da un altissimo trampolino di speranze sono rovinato subito in una patinata soap strappa lacrime, confezionata ad onor del vero con bei costumi, belle ambientazioni e evocanti musiche, con bravi attori e doppiatori, ma il tutto mi ha ricordato qualcos’altro, una sorta di Candy Candy annacquata alla Cenerentola con molti rimandi alla tenera Lovely Sara e qualche cenno a Batman e Ciranda de pedra con una bella quantità di Quando si ama, the begininnig, ops scusate si riferiva al precedente titolo, non a quello… a quello ancora prima, il tutto ben unguentato con una sorta di statica Signora in giallo ma molto sbiadita dal tempo.
Il momento più bello? Ma, come non ricordare, il carillon che emette la sua terribile nenia tra le manine dell’orfanella Anna, che dopo aver incontrato alla stazione una sorta di imperturbabile zio molto simile al nonno di Heidi ma leccato e rivisitato alla spagnola, arrivata dunque davanti al palazzone dei ricchi signori, speranzosa di entrare dal portone centrale, passata invece da un pertugio sito nel retro, e adagiata in un lettuccio del sottoscala, quindi da subito sfigatissima, dopo aver ascoltato la conzoncina strappalacrime, inizia una vita che la costringerà a lavorare con ago e filo notte e giorno, rimanendo povera sarta, almeno per tutta la prima puntata!
E l’amore? Che diamine di domanda! Ma c’è da subito, tra la su detta bellissima Anna ed il figlio del proprietario dell’atelier, lo strafico Alberto che, dopo infiniti lanci di aeroplanini di carta e l’invio di lettere, celate per anni sotto un cuscino alla malcapitata, riesce a conquistarla, mentre la loro storia, nemmeno troppo intricata, già scivola in un rivolo di sangue.
Madame et Monsieur c’è tutto quello che ci dev’essere per far impazzire la novantenne tetraalterointubata che vive accanto a casa mia, ci sono anche l’immancabile iperstronza Dona Blanca, che solo a dire il nome ci si mette paura, Don Rafaele e Pedro, le amichette del cuore, la Zia tradita, la sorella dai capelli decoloratissimi, la matrigna e chi più ne ha più ne inserisca a caso.
Sono stato sul punto, almeno 10000000000000 e tanti altri zeri, di dire ma cosa sto facendo? Quando ho sentito dentro di me l’eco dell’urlo emesso con ardore una settimana fa dall’anziana tetraalterointubata vicina: “….zzzzzzzzzzo!!!!!!”
E già, finalone ad effetto, il vecchio e ricco Don Rafaele, proprietario del baraccone, durante la tanto aspettata sfilata, mentre l’erede Alberto sta correndo via in macchina con la dolcissima Anna, sale nel suo studio, si sfila le scarpe, esce sul terrazzo e…!
Ambè, rivaluto il tutto anche il sanguinolento flashback iniziale!
Così stasera mi getto ad angelo nella seconda puntata, intanto la sindrome da scrittore lavandaia del dopo caffè delle sei del mattino e della sera oramai ce l’ho, inutile negarlo!
E voi lo vedete con me: VELVET il ritorno?
– Andrea Alessio Cavarretta (scrittore metropolitano) –