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Venderesti tua Madre?

Creato il 07 maggio 2010 da Mandingodolceacqua

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Campagna referendaria ‘L’acqua non si vende’

Parte la campagna referendaria ‘L’acqua non si vende. Il CIMAP (Coordinamento imperiese per l’Acqua Pubblica) invia un comunicato con l’elenco dei luoghi dove si potrà firmare spiegando le motivazioni della richiesta di referendum per l’acqua pubblica.

“Ecco i luoghi nei quali, nei prossimi giorni è possibile firmare per i 3 referendum sull’Acqua Pubblica:

Imperia Oneglia - Sabato 8 maggio dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19 in Via S. Giovanni

Diano Marina – Sabato 8 maggio dalle 15 alle 19 in P.za Comune

San Bartolomeo al Mare – Lunedi 10 maggio dalle 9 alle 12.30 al mercato

Taggia - Sabato 8 maggio dalle 10 alle 18 a Taggia, piazza Eroi Taggesi

Sanremo - Sabato 8 maggio dalle ore 10 alle 19 – al Sud/Est – via Salvo D’Acquisto (Attenzione, è stato spostato!)

Vallecrosia - Lunedì 10 maggio dalle 9 alle 13 al mercato settimanale, solettone nord

Ventimiglia – Sabato 8 maggio dalle 9 alle 12,30 in Via Roma (vicino mercato coperto)

Dolceacqua - Domenica 9 maggio dalle 9 alle 12,30 nella Piazza della Chiesa durante la Festa ‘Voler Bene all’Italia’.

Per firmare è necessario avere un documento di identità.

Perché un referendum?

Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene vitale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Ora possiamo impedirlo mettendo la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere.

E’ una battaglia di tutti i cittadini.

Perché tre quesiti?

Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.

· Referendum 1 – fermare la privatizzazione dell’acqua: riguarda l’abolizione dell’articolo 23 bis, il dispositivo della legge Ronchi che impone ai Comuni la messa a gara – e quindi la mercificazione – della gestione delle risorse idriche,

· Referendum 2 – aprire la strada della ripubblicizzazione: riguarda l’eliminazione della gestione del servizio idrico da parte di società di capitali favorendo quindi la gestione attraverso enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni),

· Referendum 3 – eliminare i profitti del bene comune acqua: riguarda la remunerazione del capitale investito. E’ quella quota del 7% che garantisce sempre e comunque il profitto alle società per azioni che gestiscono l’acqua. L’abolizione di questa norma comporterà come conseguenza il ritorno al sistema pubblico, poiché farà venir meno l’interesse delle imprese a gestire le risorse idriche ottenendo profitti nei propri bilanci.

Cosa vogliamo?

Vogliamo restituire questo bene vitale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Perché la gestione dell’acqua in mano ai privati porta – lo dice l’esperienza – aumento delle tariffe e qualità inferiore.

Per conservarla per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa. Si scrive acqua, ma si legge democrazia. Quella che stiamo iniziando è una battaglia di civiltà. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare. Nessuno si senta escluso.

CIMAP – Coordinamento imperiese per l’Acqua Pubblica

e-mail: [email protected]

C.S. fonte www.sanrtemonews.it

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Guardate cosa è successo in Francia???

acqua francia

Aumento sistematico dei prezzi non accompagnato da un conseguente miglioramento dei servizi, abusi, prezzi gonfiati, casi di corruzione, servizi obsoleti e totale mancanza di trasparenza contabile; sono queste alcune delle motivazioni alla base di un trend oggi in continua evoluzione, quello della ri-municipalizzazione, nella gestione dell’acqua in Francia.

Ma facciamo un passo indietro.

La Francia è stato uno dei paesi pionieri in Europa per quanto riguarda il passaggio da una gestione pubblica ad una gestione privata dell’acqua; fu Jacques Chirac nel 1984, quando era sindaco di Parigi, a dare il via ad un percorso di privatizzazione delle acque parigine che per 25 anni ha segnato la gestione dell’oro blu francese da parte della grandi multinazionali come Veolia e Suez.

Oggi però, a fronte di un’espansione enorme dei costi e constatato che il livello dei servizi non è affatto migliorato, il Comune di Parigi ha deciso di procedere alla ri-municipalizzazione dell’intero servizio idrico che sarà effettiva dal 1° gennaio 2010. Parigi ha stimato così un risparmio di 30 milioni di euro l’anno che verranno reinvestiti per migliorare la rete idrica e per stabilizzare il prezzo dell’acqua fino al 2014.

Ma l’onda non si ferma qui; molte altre importanti città Francesi come Tolosa e Lione (Grenoble e Cherbourg hanno già terminato il passaggio) stanno seriamente valutando il ritorno alla gestione pubblica delle proprie acque in un trend (più di altre 40 comunità sono coinvolte) che sembra inarrestabile.

In Italia arriviamo, come spesso accade, 25 anni dopo senza nemmeno avere l’umiltà per imparare dagli errori altrui.

Ringrazio il sito per il testo


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