L'inizio ci introduce subito nella vicenda da cui scaturisce l'operato di Costello (Johnny Hallyday), che To scompone e procrastina, rinviando la ricostruzione dell'evento funereo per poi regalarci alcune sequenze di pura astrazione mortifera che costituiscono il punto forte della propria regia, che innesta il noir di matrice europea nel genere orientale, rendendolo meno esagitato ed esagerato, a parte qualche svolazzo che si concede l'autore, per poi venir meno nella scrittura del personaggio di Costello, vittima predestinata di una perdita di mermoria che lo renderà uomo incapace di comprendere ad un certo punto il senso della propria missione, per poi ritrovarlo attraverso un esercizio di preghiera che lo aiuterà a ricordare, forse, o più semplicemente a focalizzare il proprio obbiettivo.
E' in questa parte della vicenda, in questo eccessivo e repentino smarrimento da parte del protagonista, forse troppo, che il regista sembra sciupare una bella idea, che avrebbe potuto ergerla a condizione esistenziale totale, al punto da renderla implausibile e inadeguata, laddove sino a quel momento aveva saputo costruire una storia che aveva sapori e fascino tutti noir o western che dir si voglia, ma con quel tocco europeo che nobilita il tutto.
Un film a metà, in cui si avvertono spunti interessanti e potenzialità di recupero ed omaggio al genere notevoli, ma che sembrano poi perdersi nei detourcinefili di cui Jonnie To si fa promotore ed evidente conoscitore, ma senza riuscire ad innalzare del tutto o ancora il proprio lavoro di scrittura.