Ingaggiati tre killer, Francis Costello (Johnny Hallyday), ex sicario che ora svolge l’attività di cuoco, intende vendicare la famiglia della figlia, sterminata a Hong Kong da ignoti malavitosi.
A cominciare dal nome del protagonista, chiaro riferimento al killer interpretato da Alain Delon in Frank Costello faccia d’angelo (1967) di Jean-Pierre Melville, tutt’altro che celate sembrano le intenzioni da parte dell’hongkonghese Johnnie”Election”To di omaggiare tramite questo Fuk sau (come s’intitola in patria il film) il maestro del noir francese che ci regalò titoli del calibro di Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide (1966) e I senza nome (1970).
Ma è evidente anche una forte influenza proveniente dal cinema del nostro Sergio Leone in questo moderno western metropolitano che, senza perdere tempo, apre immediatamente con la violenta aggressione in casa della figlia del protagonista, per poi coinvolgere lo spettatore, in maniera efficace, attraverso lenti ritmi di narrazione tempestati di ralenti.
Infatti, al di là di qualche cadavere sparso, è nella seconda parte che To concentra tutte le sequenze d’azione, affrontate con uno stile piuttosto realistico e lontano dai double gun fight e dalle acrobazie a base di pallottole volanti che caratterizzano gli action-movie facenti parte delle filmografie di altri colleghi orientali quali John Woo e Tsui Hark.
Per circa 104 minuti di visione (non 94 come riportato sulla confezione del dvd) che, rientranti di sicuro tra i migliori sfornati dal regista di The mission (1999) grazie anche ad inaspettati risvolti di sceneggiatura, vantano un cast decisamente in forma (oltre al protagonista Hallyday, va segnalato l’Anthony Wong di Infernal affairs); mentre ribadiscono che il sentimento della vendetta è fortemente legato ai ricordi.
Con sezione extra costituita da un making of di dieci minuti, un’intervista a Johnnie To, nel corso della quale dichiara di essere molto influenzato da Akira Kurosawa e Sam Peckinpah, e sette minuti di filmato riguardanti l’incontro a Roma con Dario Argento e Marianna Fabbri del Courmayeur Noir in Festival, dove il film si è aggiudicato il Leone nero.
Francesco Lomuscio