Vendola: “Al Petruzzelli ora un nuovo manager”
Il governatore gela Vaccari: “Ha lavorato bene, ma serve un nome internazionale”. Per il consiglio di amministrazione, che tornerà a riunirsi martedì prossimo, decidere non sarà facile. Scegliere un manager e rilanciare l’attività del teatro
di RAFFAELE LORUSSO
Al Petruzzelli è l’ora dei manager. Il presidente Nichi Vendola disegna il futuro della fondazione lirico-sinfonica. Pur senza bocciare l’attuale gestione dell’ente, il governatore auspica un salto di qualità. L’obiettivo, a suo dire, è di mettere la produzione del teatro Petruzzelli al passo con quella degli altri grandi teatri internazionali. “Non è compito del presidente della Regione intervenire nelle questioni relative all’individuazione di possibili nomi alla guida del prestigioso teatro – precisa Vendola – . Tale compito è affidato al consiglio di amministrazione, che nella fattispecie è un consiglio autorevole e molto rappresentativo”. Vendola non boccia Giandomenico Vaccari. “L’esperienza di chi sino ad oggi ha retto la sovraintendenza – spiega – è stata largamente positiva perché ha consentito la rinascita del teatro Petruzzelli. Il pubblico ha ancora negli occhi alcune opere di straordinario interesse che sono state realizzate in questi anni nel Petruzzelli: dalla recentissima Carmen diretta da Maazel, allo straordinario Sogno di una notte di mezza estate di Britten, che inaugurò il “nuovo” Teatro nel 2009″. Tuttavia, sottolinea il presidente, “ora si apre una fase nuova, nella quale, dopo aver verificato che il teatro ha tutte le credenziali per diventare un contenitore culturale di livello internazionale, occorre essere ambiziosi fino in fondo e immaginare che il nuovo management dovrà porsi l’obiettivo di costruire un’offerta che sia all’altezza dei più grandi teatri internazionali”. Per questo, Vendola chiede di fatto un cambio di passo. “Si tratta – dice – di una sfida complessa, resa ancora più difficile dall’attuale crisi economica e dalla conseguente restrizione dei fondi, ma è l’unica strada che può consentire di tenere insieme l’indiscusso valore del teatro, il suo ruolo di grande attrattore culturale per l’intera Puglia e la stabilità della situazione occupazionale. Solo una operazione di grande respiro potrà avere riverberi positivi anche in termini di garanzia occupazionale a tutte le maestranze del Petruzzelli. Al contrario, come l’esperienza insegna, un’operazione che lo renda marginale e periferico, metterà a rischio soprattutto i lavoratori”.Vendola invita a osare. “Così come solo le aziende che investono in innovazione e modernizzazione escono dalla crisi – dice – così anche le grandi strutture culturali escono dalla crisi accettando la sfida del grande circuito internazionale. Su questo punto sono sicuro che il sindaco Emiliano non possa che essere d’accordo. Noi qui in Puglia sappiamo bene cos’è l’industria culturale: non è soltanto la costruzione degli eventi, ma è una grande filiera produttiva. Da una esperienza come quella della prima fase non si può uscire se non migliorando, facendo ancora un ulteriore salto in avanti”. Per questo Vendola traccia l’identikit del futuro management. “È del tutto evidente – osserva – che il consiglio di amministrazione non potrà che definire dei profili manageriali adeguati a questo scenario. È quello che si aspetta la città di Bari, è quello che si aspetta la Puglia, è quello che si aspetta il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno non cresce se non è ambizioso“.
Per il consiglio di amministrazione, che tornerà a riunirsi martedì prossimo, decidere non sarà facile. Scegliere un manager e rilanciare l’attività del teatro non potrà essere certo a costo zero. In tempi di ristrettezze e di tagli annunciati, resta da vedere quanto la fondazione lirica potrà continuare a reggersi su risorse che per il 99 per cento arrivano dagli enti pubblici. Il rilancio richiesto al nuovo management dell’ente lirico passerà anche attraverso la razionalizzazione, se non proprio il taglio, di alcune voci di spesa. Intanto, i consiglieri di amministrazione, a cominciare da Alessandro Laterza, stanno spulciando i conti della fondazione. Da una parte, poi, ci sono i lavoratori con contratto a tempo determinato che premono per la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Dall’altra, il ministero per i beni culturali, che pretende che qualsiasi assunzione avvenga per concorso. L’impressione è che la cura dimagrante potrebbe cominciare da alcuni profili professionali ritenuti sovradimensionati. In tempi di sacrifici, insomma, il Petruzzelli potrebbe rinunciare a qualche macchinista e a qualche “maschera”. Per far quadrare i conti e rilanciare l’attività, anche a livello internazionale, c’è però bisogno di investimenti massicci. (03 febbraio 2012)
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