Avete del legno o del ferro sotto mano a seconda della vostra regione di provenienza? Se siete maschietti il gesto sarà molto più triviale, ma la data di oggi ci costringe a raccontarvi qualcosa su un giorno temutissimo e mai particolarmente amato: venerdì 17.
Iniziamo col ricordare che l’origine stessa della pessima nomea di questo numero non è del tutto chiara. A dar retta agli appassionati di testi biblici, tutto comincia con un verso nel libro della Genesi:
“L’anno seicentesimo della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno, tutte le fonti del grande abisso scoppiarono e le cateratte del cielo s’aprirono.”
Eh già, tradizione vuole che il Diluvio Universale – così efficacemente emulato in questi giorni di piogge e nevicate senza soluzione di continuità – si sia scatenato sulle terre emerse proprio il 17, e di febbraio per giunta! Certamente non contribuì alla fama del nostro numero dispari il fatto che nelle incisioni sui sepolcri romani comparisse con una certa frequenza la scritta latina “VIXI” (“vissi”, dunque ora son cadavere) che, con un filo appena di fantasia, conduce proprio al 17 (XVII nella trascrizione all’ombra del Colosseo).
Come vedete, abbiamo introdotto testi sacri e tradizione latina, due elementi storici decisamente tipici della nostra gente. Valicando le Alpi o attraversando l’oceano, la palma d’oro per il numero più sfortunato spetta al 13, il che ha prodotto casi gustosi di traduzione cinematografica: “Shriek – Hai impegni per venerdì 17?” è uscito in tutto il mondo come “Shriek If You Know What I Did Last Friday the Thirteenth”, e non è raro imbattersi in edifici privi del 13° piano, aeroporti che negano l’esistenza di un gate successivo al 12° e precedente il 14° e progetti aeronautici abbandonati fin dal progetto (ve lo vedete un ventiduenne dell’Arizona salire serenamente su un F-13?). Da noi non è accaduto, siamo un popolo di calciofili e per anni il 13 al Totocalcio è stata la chimera invocata per un radicale mutamento della vita, ma Alitalia (gente superstiziosa, gli aviatori!) si è comunque premurata di eliminare dai propri voli la fila n. 17.
Aggiungiamo che, come è noto alle nostre latitudini, “di venere e di marte non ci si sposa e non si parte” ed ecco che la ricetta per una giornata considerabile infausta è completata. Ed ammettiamolo, ci caschiamo tutti: gettata una occhiata al calendario e realizzato che stiamo vivendo un venerdì 17, un piccolo brivido attraversa le nostre schiene. Perchè in fondo, come affermava De Filippo, essere superstiziosi è simbolo di ignoranza, ma non esserlo porta decisamente sfortuna