Venerdì del libro (168°): FAI BEI SOGNI

Da Marisnew
Cara Lilli,
oggi aderisco all'iniziativa settimanale di HomeMadeMamma parlandoti di un romanzo autobiografico che ho letto qualche mese fa: FAI BEI SOGNI di Massimo Gramellini.
E' stato il mio primo approccio con questo autore e sapevo poco del libro, giusto che vi era narrata la storia vera dello stesso Gramellini, rimasto orfano di madre a 8 anni. Diciamo che in genere preferisco non conoscere troppi particolari se no davvero perdo il gusto di leggere (e come hai notato tendo a non scrivere molti dettagli neppur enelle mie recensoni).
"Fai bei sogni" è la frase con cui la mamma dava la buonanotte al piccolo Massimo. Fino alla sera fatale, quella in cui poi lo avrebbe lasciato per sempre.

Da quella sera in poi la vita del protagonista è in salita. Ma la montagna da scalare è ben più alta di ciò che appare all'inizio, perchè al dramma vissuto da bambino e alla depressione e alle manie che ne sono conseguite si va ad aggiungere in età adulta un nuovo tratto di strada ancora più ripida, a strapiombo. Solo se percorso fino in fondo, fin sulla cima, con una presa di coscienza della sconvolgente realtà dei fatti, quest'ultimo tratto lo potrà condurre sull'altro versante della montagna, dove l'attende la discesa verso la normalità e magari anche verso un pò di meritata felicità.Il libro è scritto in uno modo molto discorsivo, sembra di sentirlo raccontare a voce Gramellini, si percepisce che sta parlando di sè e che non sta romanzando i fatti per renderli più avvincenti. Però il rovescio della medaglia è che in certi tratti ha un effetto un pò soporifero.  

Dopo aver letto Fai bei sogni ho spulciato tra le recensioni in giro per il web e se da un lato c'è chi lo ha tacciato di essere noioso e ripetitivo, dall'altro c'è chi lo esalta dicendo che è meraviglioso, intenso e poetico.

Io direi che mi colloco nel mezzo.Personalmente ho gradito abbastanza la lettura fino a tre quarti del libro, pur senza esserne particolarmente coinvolta. La parte finale invece ha risvegliato in me l'attenzione e mi ha portato alla conclusione con un grado maggiore di partecipazione emotiva.Non ho letto altro di Gramellini, non so se questo è il suo modo solito di scrivere sulla lunga distanza, cioè nei romanzi. Quando leggo il suo "Buongiorno" su La Stampa lo trovo davvero incisivo, mi piace tanto. Qui, in questo libro, ho trovato meno incisività ma comunque non mi è dispiaciuto.E' un libro che penso non abbia la pretesa di insegnare nulla, ma piuttosto voglia testimoniare che è possibile arrivare ad accettare e metabolizzare un dramma sedimentato nell'anima in quarant'anni di vita e di cui solo dopo tanto tempo si scopre la reale portata.<< "Fai bei sogni" si era raccomandata la mamma. E invece io li stavo imbruttendo uno dopo l'altro. Mi sarebbe piaciuto iuscrivermi a Lettere o Scienze politiche per tentare l'avventura del giornalismo, ma mio padre non aveva mai smesso di coltivare certi suoi progetti napoleonici. Mi vedeva laureato in Economia e poi condottiero d'impresa. Non difesi il mio sogno, per la semplice ragione che non lo ascoltavo più. I sogni sono radicati nell'anima e la mia era fuori servizio.>> 

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