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venere

Creato il 10 marzo 2014 da Pim

Venereuna divinità con la pipa, la pelle grinzosa e i baffi non è la visione che un mortale si aspetterebbe, soprattutto se indossa una camicia stazzonata che la fa sembrare una parodia della gioconda, però che ci posso fare, questa è la mia realtà, precipitata in fondo a un sogno offuscato, quasi non faccio più caso a tutte quelle figure di dalì che si muovono intorno sospinte da logiche imperscrutabili, e intanto venere scorre assorto il filo che le parche sono pronte a recidere con un colpo netto di forbice, dunque fa un sogghigno, butta lì una frase - è ora di cambiare aria -, qualcosa del genere, io credo che sibilla non avrebbe saputo fare di meglio in quanto a laconicità, tuttavia il senso si lascia leggere, un viaggio, certo, c’è sempre un viaggio iniziatico, di cosa raccontano i miti, una peregrinazione al tempio, l’esplorazione di argonauti, la selva oscura, perché la salvezza sta al termine del cammino, in fondo a un ritorno, dove venere sull’altare incide il petto del giovane eroe con una lama affilatissima, ne estrae il cuore, lo solleva al cielo dei numi e infine lo ricolloca purificato dal male, un cuore che adesso ticchetta metronomo dentro il torace richiuso con fili di ferro incrociati ad arte, poi dopo di quella storia resta un solo segno visibile, un lungo sfregio bruno che ora venere ripercorre sotto le dita nodose, sempre con quella smorfia scolpita in volto, e la pipa, e i baffi, mentre borbotta come tra sé - hai tutta la vita davanti da vivere -, prima di scomparire in una nuvola azzurrina di fumo.


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