di Roman Polanski
con Mathieu Almaric, Emanuelle Seigner
genere, drammatico
durata, 96
Thomas è un regista teatrale che sta tentando di mettere in scena il romanzo "Venere in pelliccia" di Leopold Von Sacher-Masoch. Frustrato dopo aver passato un'intera giornata a provinare decine di attricette del tutto inadatte al ruolo, si presenta con consistente ritardo Vanda, che all'inizio sembra essere accomunata alla protagonista solo dal nome, ma quando riesce a convincere il regista a farle comunque il provino, ci si rende conto di quanto l'apparenza inganni.Dopo Carnage, Roman Polanski ripropone di nuovo un testo teatrale, e lo fa di nuovo riuscendoci magistralmente. Il filo che conduce la commedia non si spezza mai grazie ad una sceneggiatura perfettamente calibrata e alla bravura disumana dei due attori, Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, che si lanciano in una matrioska di personaggi quasi impossibile da descrivere a parole, ma che sullo schermo diventa visione limpida, piacevole e senza intoppi. Il meta-teatro si intreccia abilmente con un'estetica masochista che ricorda vagamente Velluto blu di Lynch, il tutto accompagnato da un irresistibile crescendo erotico che, nonostante l'assenza di contatto fisico tra i due, incombe costantemente durante la narrazione; non si mettono a nudo i corpi ma le anime, in tutte le proprie dicotomie e contraddizioni. La scena teatrale diviene ambiente claustrofobico quasi Kafkiano, a metà strada tra "L'inquilino del terzo piano" e il sopra citato "Carnage".
La venere in pelliccia di Polanski seduce, affascina ed è sempre pronta a soggiogare lo spettatore che, volente o nolente, sicuramente inconsapevole, alla fine della visione si troverà legato al guinzaglio, nella speranza inconscia di essere soggiogato da una sensuale Afrodite semi-nuda.
di Antonio Romagnoli
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