Venezia 67 / TIRANDO LE SOMME

Creato il 18 settembre 2010 da Kelvin

E' finita così, dunque. Con Tarantino che premia la sua ex-fidanzata e il suo ex-produttore... se proprio vogliamo buttarla sul gossip. Come sempre i verdetti della Mostra suscitano polemiche, risentimenti e battute. Fin qui tutto normale. La cosa meno normale è che un Ministro della (in)cultura "minacci", in pieno delirio fascista, che il prossimo anno "metterà il naso" nella scelta dei giurati in quanto "i risultati di quest'anno risentono della formazione elitaria, relativista e snobistica del suo Presidente". Parole che non varrebbero nemmeno la pena di essere commentate... il problema, però, è che siamo in Italia e anche una 'fregnaccia' come questa rischia di essere presa terribilmente sul serio. Chi ha orecchie intenda, altrimenti il prossimo anno saremo qui, di questi tempi, a festeggiare la Coppa Volpi di Noemi Letizia e Luca Barbareschi!
L'ira del Camerlengo di Arcore era dovuta, ovviamente, al fatto che nessun film italiano in gara avesse ricevuto lo straccio di un premio. E qui (guardate cosa mi tocca dire!) devo ammettere a malincuore che sono d'accordo con Bondi... per carità, lasciamo stare proclami e minacce, la giuria ha emesso i suoi verdetti ed essi vanno accettati. Però nulla mi farà cambiare idea sul fatto che Noi Credevamo fosse il 'vero' Leone d'Oro di questa edizione: il film di Martone è uno straordinario, immenso, appassionante, epico affresco su una pagina storica fondamentale del nostro Paese. In quasi quattro ore il regista napoletano riscrive a suo modo il nostro Risorgimento, che forse non fu proprio così 'glorioso' come abbiamo studiato a scuola, e che forse
ancora oggi fa sentire le proprie conseguenze. Il perchè non abbia vinto è facilmente spiegabile: il film racconta vicende e fatti molto particolari della Storia Italiana, che risultano assai incomprensibili agli occhi di una Giuria Internazionale: è sempre lo stesso (annoso) problema del cinema italiano, che ha sempre grosse difficoltà a produrre opere di respiro 'universale' e non circoscritte alle nostre quattro mura...
Sarà per questo che la vittoria di Somewhere tutto sommato non è fuori da ogni logica: pur non essendo il film più bello della Mostra, quella di Sofia Coppola è una storia che indubbiamente 'funziona' in tutte le latitudini, ed è costruita in modo garbato e impeccabile. Niente da dire, insomma, sulla confezione. Sul fatto poi che la più talentuosa figlia d'arte di Hollywood faccia sempre lo stesso film... il dibattito è aperto! Ma il Leone d'oro non è assolutamente uno scandalo.
Certo il sottoscritto aveva altre preferenze: mi dispiace non vedere assegnato nessun premio al bellissimo Post Mortem di Pablo Larrain, mentre lo splendido e cerebrale Road to Nowhere del 'mitico' Monte Hellman ha senz'altro scontato la dichiarata stima e riconoscenza di Quentin Tarantino nei confronti del suo 'mentore'. Hellman comunque si è rifatto col premio "al complesso della sua opera" e può essere soddisfatto, mentre tutti ci auguriamo che il film possa arrivare presto nelle nostre sale perchè merita davvero.
Non stupiscono invece i riconoscimenti a Balada triste de trompeta di Alex De La Iglesia: ve lo avevo già detto in sede di recensione che questo era il film più 'tarantiniano' di tutti, oltre che di pregevole fattura, e non era difficile prevedere che avrebbe entusiasmato il buon Quentin.
Meritate anche le due Coppe Volpi per le migliori interpretazioni: sul Vincent Gallo attore (a differenza di quello regista) non c'erano dubbi e la sua performance in Essential Killing non poteva passare inosservata. Più controverso invece il premio femminile, andato alla greca Ariane Labed protagonista del discusso Attenberg: il film non è un granchè, e molti davano per sicura vincitrice la Yahima Torres di Venus Noire: opera dura, terribile e violenta di Abdel Kechiche. A conti fatti, però, la vittoria ci sta.
La cosa più importante però, alla fine, è constatare l'ottimo livello complessivo dei film in concorso. Raramente in passato avevamo assistito ad un livello qualitativo così alto come quest'anno: sono tante, infatti, anche le opere non premiate ma di assoluta qualità. Cito, solo per fare degli esempi, il cinese Il fossato di Wang Bing, il francese Potiche, il russo Silent Souls... per non dimenticare anche gli altri tre film italiani in competizione: il carinissimo La Passione di Mazzacurati, La Pecora Nera di Celestini (ottima opera prima) e il discusso ma a mio avviso dignitosissimo La Solitudine dei Numeri Primi di Saverio Costanzo: era il film più rischioso del concorso e il regista romano ha vinto la scommessa. Bravo.
E bravo di conseguenza anche a Marco Muller, "direttorissimo" della Mostra che una volta di più è riuscito, con pochi mezzi e molta, molta competenza, ad allestire una rassegna vitale, dinamica e interessante. Muller è a fine mandato e dice di essere stanco ma felice. Noi ci auguriamo che possa restare ancora a lungo al timone della sua 'creatura', che in questi otto anni ha decisamente compiuto un salto di qualità, posizionandosi sullo stesso livello di altri festival (Cannes e Toronto) molto più ricchi e potenti. Il lavoro di Muller è stato prezioso, e merita la prosecuzione.
Con buona pace di Bondi.
IL PALMARES DI VENEZIA 67:
http://www.labiennale.org/it/cinema/news/premi-venezia-67.html

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :