Venezia 69. Fill the void: la recensione

Creato il 04 settembre 2012 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Questo matrimonio (non) s’ha da fare. Forse. Intorno a questo spunto si snoda Lemale Et Ha’Chalal (Fill the void) dell’israeliano Rama Burshtein in concorso a Venezia 69. Protagonista è Shira, diciottenne desiderosa di sposarsi in un mondo nel quale i matrimoni sono ancora combinati dai genitori. Ma la morte della sorella Esther, al nono mese di gravidanza, mette in crisi i piani della famiglia, costretti così a variare ed esplicarsi prima del tempo. C’è inoltre da accudire il piccolo figlio neonato della sorella defunta. Per sbloccare la situazione la madre propone a Shira di sposare, per il bene del piccolo, il marito vedovo della sorella, Yochai.

Il matrimonio come frutto del sentimento e necessità familiare. Le nozze come perno sacro della religione ebrea ortodossa in quel di Tel Aviv. L’eterno scontro tra legge del cuore e legge della famiglia, tra sentimento personale e sentimento “di sopravvivenza” prende casa tra le mura di una devota famiglia guidata da un saggio e pecunioso rabbino. Ma non è detto che i due “dogmi”, semplificabili in Desiderio e Legge, siano inconciliabili… continua a leggerlo su www.cinemaerrante.it



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