Mostrato alla stampa questa mattina insieme all’assai deludente The Canyons di Paul Schrader, Joe di David Gordon Green è complessivamente l’opera più convincente tra le quattro sinora presentate in concorso in questa 70a edizione del Festival di Venezia, avviatasi ufficialmente due giorni fa con il film d’apertura fuori concorso Gravity. Gli altri tre film in gara per il Leone d’oro, infatti, si sono per differenti motivi rivelati non completamente riusciti: il sufficiente ma abbastanza piatto e tutto fuorché indimenticabile Tracks di John Curran, l’incompiuto Via Castella Bandiera di Emma Dante, che ha alcuni momenti interessanti dal punto di vista tecnico (regia e fotografia) ma lascia più di qualche interrogativo sul senso generale dell'operazione, e l’ostico The Police Officer’s Wife di Philip Gröning, lacerante dramma familiare costruito in modo molto affascinante per frammenti insolitamente brevi (è suddiviso addirittura in 59 capitoli, con tanto di didascalie che lungo le tre ore di durata avvisano lo spettatore tanto dell’inizio quanto della fine di ogni episodio!) contraddistinto però da una certa autocompiaciuta pretenziosità di fondo.
Venezia 70: la recensione di "Joe" di David Gordon Green e qualche impressione sugli altri tre film in concorso
Creato il 30 agosto 2013 da Luca OttocentoMostrato alla stampa questa mattina insieme all’assai deludente The Canyons di Paul Schrader, Joe di David Gordon Green è complessivamente l’opera più convincente tra le quattro sinora presentate in concorso in questa 70a edizione del Festival di Venezia, avviatasi ufficialmente due giorni fa con il film d’apertura fuori concorso Gravity. Gli altri tre film in gara per il Leone d’oro, infatti, si sono per differenti motivi rivelati non completamente riusciti: il sufficiente ma abbastanza piatto e tutto fuorché indimenticabile Tracks di John Curran, l’incompiuto Via Castella Bandiera di Emma Dante, che ha alcuni momenti interessanti dal punto di vista tecnico (regia e fotografia) ma lascia più di qualche interrogativo sul senso generale dell'operazione, e l’ostico The Police Officer’s Wife di Philip Gröning, lacerante dramma familiare costruito in modo molto affascinante per frammenti insolitamente brevi (è suddiviso addirittura in 59 capitoli, con tanto di didascalie che lungo le tre ore di durata avvisano lo spettatore tanto dell’inizio quanto della fine di ogni episodio!) contraddistinto però da una certa autocompiaciuta pretenziosità di fondo.
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