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Venezia 72: A bigger splash di Luca Guadagnino (In Concorso)

Creato il 07 settembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 120'
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Thriller
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Luca Guadagnino
  • Data di uscita: 26-November-2015

Stando a ciò che leggo nel pressbook di A bigger splash, uno dei 4 film italiani in concorso, Luca Guadagnino aveva apposto ben due no alla richiesta avanzata da StudioCanal (a seguito del suo primo film Io sono l’amore, 2009) di girare il rifacimento di La piscine, film del 1968 di Jacques Deray con Delon e Romy Schneider. E alla fine si decide… Perché, tra le altre motivazioni: “Quel film conteneva temi di sicura attrazione come la rinuncia, il rifiuto, la violenza nei rapporti tra le persone… “ . Di certo, se questi temi riescono a prendere forma e sostanza narrativa-visiva sono in grado di legarci ed avvinghiarci alla storia che li contiene.

L’avvio è promettente: la macchina da presa ci mostra una coppia in piena identità e complicità, immersa bucolicamente in un paesaggio isolano da abbandono dal mondo: Marianne Lane, leggenda del rock e il suo giovane compagno Paul, nudi a prendere il sole a bordo di una piscina, a fare l’amore, a immergersi nei fanghi dell’isola e a seccare la pelle al sole. Sembrano una unica cosa, puri, belli e innamorati, una luce per gli occhi. E nell’isolamento che i due avevano cercato arrivano a sporcare il bello, a riportare alla realtà delle rispettive esistenze, Harry, produttore nonché ex uomo di Marianne, e Penelope, la sua giovane e probabile figlia. Il vulcanico Harry detta spazi e tempi dei 4, costringendoli a ruotare attorno a lui…e Pen capta silenziosa e subdola le crepe per provocare ed attaccare. La cosa bella (Marianne e Paul) resiste all’urto, si sporca, ma la luce che ha la preserva da chi quella luce non la riesce mai ad afferrare (Harry) o non la conosce (Pen).

Guadagnino aveva sulla carta un buon materiale narrativo su cui lavorare e un cast di tutta eccellenza: Tilda Swinton (Marianne) perfetta sia come rockstar che come donna nel passaggio ad una maturità esistenziale acquisita grazie all’amore per Paul. Matthias Schoenaerts (Paul) calato in un ruolo che esalta la sua introspezione. Un irresistibile Ralph Fiennes (Harry) ‘a mille’ nell’esuberanza e nel dolore di una pace interiore mai trovata (anche se la messa in scena di tipi umani del genere, in questa forma, ha un po’ stufato). Dakota Johnson (Pen), dentro un personaggio – il più complesso del film – che non ha saputo gestire e rendere al meglio, abbozzandolo appena.

Ne viene fuori una pellicola che non comincia, che lascia tutto sul tavolo senza mescolare realmente le carte per un approfondimento piscologico e narrativo, realmente drammatico, visto che al dramma si arriva, ma ci arriviamo così come un “Ah.”, senza essere entrati veramente nelle dinamiche psicologiche-emotive-esistenziali dei nostri protagonisti, senza tensione, senza pathos. E Guadagnino commette un grave errore nel modo in cui decide di aprire l’intimità dei 4 alla realtà ‘extra-individuale’ degli immigrati (visto che Pantelleria è terra di sbarco dei profughi). Quell’elemento andava inserito come altra crepa che spezza i singoli egoismi privati, come cinico capro espiatorio al dramma, ma il regista che fa? Li mette così, per puro scrupolo di coscienza (che è ancora peggio), senza davvero darne un peso importante, nemmeno un valore simbolico, di pura entità… Qualche ripresa con un’apparizione neanche inquietante-disturbante come doveva essere (invece di una specie di shock a risvegliare i placidi borghesi dal loro sonno), e qualche stupida citazione buonista di un Corrado Guzzanti pure impiegato male dal regista, dentro una macchietta da carabiniere isolano veramente triste….

Peccato, perché l’occhio di Guadagnino è mobile, versatile, invade, unisce natura e uomo, si espande e si fa piccolo. Ma a questo film manca una completezza più ampia, narrativa nel senso anche visivo del termine.

Maria Cera



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