Presentato all'interno del concorso veneziano come ultimo film di tale sezione, Behemoth ha completamente rimescolato le carte in tavola qui al Lido. Il cineasta cinese si addentra in un viaggio stratificato e sempre più profondo nell'inferno (in tutti i sensi) delle miniere di carbone contemporanee che ancora non cessano di mietere vittime.
Attuando una sorta di parallelismo con la Divina Commedia di Dante Alighieri, Liang Zhao sprofonda nel sottosuolo per poi riemergere poco alla volta sino ad arrivare al disarmante paradiso costituito dalle così dette città fantasma cinesi (metropoli nuove di zecca e pronte all'uso ma completamente disabitate). Avvalendosi di uno stile tanto accattivante quanto spietato, il film non fa sconti a nessuno, né ai suoi personaggi né tanto meno al suo pubblico.
Bastano i primi 10 minuti per capire quanto quella di Behemoth non sia una semplice visione cinematografica ma una vera e propria esperienza. Il regista inquadra tutto con una precisione d'altri tempi senza però mai far risultare fittizio o invadente il suo lavoro da documentarista.
Voto: 3/4