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Venezia 72 - Everest

Creato il 02 settembre 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
Venezia 72 - Everest
Venezia ci accoglie con la sua solita umidità, con il caldo ma anche con il gelo.
Il gelo della montagna più alta del mondo, delle sue nevi, delle sue condizioni climatiche imprevebili, ma anche il gelo di un film che gioca sporco, e gioca sui cliché.
La storia (vera) che racconta è quella delle spedizione del 10 maggio 1996, una delle più fatali, che costò la vita ben a 9 persone.
La (loro) storia ci viene mostrata non tralasciando il lato umano di uomini semplici che vedono in quella vetta irraggiungibile un traguardo per il quale sono disposti a sborsare cifre folli, e a vivere per settimane tra freddo e gelo.
Tra loro, anche lo scrittore Jon Krakauer, inviato dalla rivista Outside per documentare la reale condizione della montagna, con file che si creano nei vari passaggi della scalata, con un'esposizione economica e turistica che richiama anche i meno esperti.
E' infatti questa la condizione in cui la trova, colonizzata da agenzie turistiche, tra cui quella di Rob Hall, esperto alpinista, che parte lasciando la moglie incinta del primo figlio, e che guida Krakauer e gli altri mostrando disciplina e amicizia.
Il tanto chiaccherato Jake Gyllenhaal in tutto questo ha un ruolo minore, un ruolo ben caratterizzato, dell'alpinista che ama e sfida la sua montagna, e visto che poco spazio è dato anche a Keira Knightley e a Emily Watson, a tenere per la maggior parte la scena è Jason Clarke assieme all'invecchiato Josh Brolin, chiamati entrambi, guida e discepolo alla sfida più difficile: sopravvivere.
Il regista Baltasar Kormàkur sembra aver voluto inserire a forza nomi importanti (anche Robin Wright e Sam Worthington hanno un ruolo minuscolo) come a voler rendere più succulento un piatto che a ben guardare risulta povero.
Impressionanti le riprese, gli effetti speciali che fanno sentire quel vento, quella neve e quel gelo insostenibili e che il 3D evidenzia ancor più facendo la gioia di chi soffre di vertigini, ma scavando si ritrova la più classica delle storie americane, dove il pathos è sottolineato da momenti che ti vogliono strappare a forza una lacrima aiutati da una colonna sonora rindondante, dove l'eroe dev'essere colui che si sacrifica, dove tirando le somme, anche il più rispettoso, il più devoto alla natura, sbaglia.
E la previdibilità della tragedia angoscia, come al suo solito.
Ci troviamo però davanti a tanti cliché, che appesantiscono la seconda parte del film che non può che finire nel dolore e nella speranza, con le foto dei veri protagonisti a scorrere prima dei titoli di coda, prevedibilmente.
Spiace un'apertura così poco entusiasmante, e anche se vedere Jake capace di stare a prendere il sole anche vicino agli 8.000 metri è sempre un bel vedere, speriamo ci sia di meglio ad attenderci.

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