Ricostruendo in maniera variegata e multiforme le indagine relative all'omicidio del primo ministro israeliano Rabin avvenuto il 4 Novembre del 1994 a Tel Aviv, Amos Gitai costruisce un film macchinoso, (troppo) lungo e a tratti estremamente pedante che tuttavia nasconde al suo interno una forza cinematografica notevole e una passione cronachistica di tutto rispetto.
Rabin, The Last Day non si accontenta di riproporre i fatti inscenandoli, e nemmeno di mostrare l'accaduto utilizzando immagini di repertorio. La verità sta nel mezzo, così l'autore opta per entrambe le tecniche qui esposte inscenando i processi ai protagonisti (offrendo dunque un molteplice punto di vista), recuperando alcuni estratti video dai telegiornali dell'epoca e decorando ulteriormente il tutto con riprese più retoriche e poetiche che sono forse il vero grande punto debole del film.
Se non si ha vissuto in prima persona (a livello nazionale si intende) la Storia antecedente e posteriore all'accaduta, difficilmente si potrà apprezzare a fondo la pellicola che trasuda cultura e senso di appartenenza nazionale ad ogni singolo secondo.
Gitai non fa cronaca, bensì guarda al tutto con l'occhio critico di chi ha ancora segnato sulla propria pelle il risentimento e la paura di quegli attimi. Non si tratta di un film perfetto, ma l'interesse che riesce a scaturire è da ammirare.
Voto: 2,5/4