Anno: 2012
Distribuzione: Rai Trade
Durata: 80′
Genere: Documentario
Nazionalità: Italia/USA
Regia: Jonathan Demme
Sonorità e ritmi che intersecano folclore e ancestralità e la modernità dei suoni e delle amplificazioni: così si viene ipnotizzati dall’abilità di un protagonista che ha fatto della ricerca dell’identità musicale un dettaglio distintivo non solo della sua vita professionale, ma della sua stessa natura umana.
È di Enzo Avitabile che parla Jonathan Demme nel suo ultimo documentario di indagine contemporanea: un personaggio che, senza eccessivo clamore ma con risultati che fanno fracasso, si muove sulla scena della World Music internazionale. Dal canto suo, Demme non ha potuto che cogliere, quasi inerme, quei copiosi frutti della sua espressione sublime, traducendoli in immagini più come un reporter che come un regista.
Se da una parte, quindi, Enzo Avitabile Music Life rappresenta il meritato recupero di uno spazio di risonanza pubblico per questo artista poliedrico e dalla fortissima identità, dall’altra per Demme è quasi un inutile tentativo di inseguire questo treno superveloce con la videocamera e di portarlo verso una destinazione programmata. Purtroppo, non c’è regia che tenga al confronto dell’immensa presenza di Avitabile, che davvero tiene le redini della conversazione, dirige l’orchestra, scrive canta suona la sua musica e l’immagine diventa un’umile mezzo digitale al cospetto di questo connubio sonoro perfetto.
Così si respira a pieni polmoni la molteplice produzione del sassofonista, che nasce dallo standard per spostarsi alle ritmiche indigene e tradizionali più nascoste, per ritornare con nuove consapevolezze alla sua terra di origine, Napoli. Eccolo quindi cantare in quel dialetto che tanto ha trasmesso e che ancora, grazie a lui, si fa veicolo di una evoluzione di atavica contemporaneità. Ci si imbatte in musicisti dal Pakistan, dall’India, dalla Spagna oltre che da Cuba; e tutti sposano perfettamente la ricerca articolata e consapevole di Avitabile, producendo un intersecarsi di forza armonica, vigore melodico e straordinaria perfezione sociale.
Questa lavoro di Demme è un esempio di prodotto verità che si sostiene grazie alla forza imperante del personaggio, che schiaccia qui il cinema verità. È uno spettacolo che sposta lo spettatore dallo studio al luogo sacro, dal teatro alla strada, ovunque purché si possa sentire uno strumento risuonare e saperlo apprezzare con nuove intenzioni.
Il vero merito del premio Oscar americano è quello di aver attraversato un oceano per intercettare questo personaggio, di cui si era innamorato anni prima, in vantaggio su qualunque altro regista di valore italiano e su quella stessa fetta di pubblico che ancora ignora l’universo musicale multiforme di Avitabile.
Rita Andreetti
Scritto da Rita Andreetti il ago 30 2012. Registrato sotto IN SALA, RECENSIONI FILM VISTI AI FESTIVAL. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione