Magazine Ecologia e Ambiente

Venite con me sul tetto del mondo?

Creato il 10 agosto 2012 da Amandacastello2010

Ecco che siamo in pieno agosto.
Vi auguro le migliori vacanze e non partite senza rileggervi i consigli degli ultimi post!

Sia che ve ne siate andati o siate rimasti a casa, agosto è un mese in cui ci è concesso  vivere più lentamente del solito…Un movimento lento, che ci permette di riflettere su questi ultimi mesi e che cosa vogliamo fare nel mese di settembre. Un lento che stimola la fantasia, che potrebbe farvi venire voglia di viaggiare.

Allora vi invito a venire con me!

Venite con me sul tetto del mondo?

Ecco una viaggio che ho fatto a cavallo in Ladakh, nel 2007.
Il Ladakh è una regione nel nord dell’India, che alcuni chiamano Tibet indiano.

Una regione molto difficile, un popolo fiero, una spiritualità presente e palpabile.

Siete pronti a partire?

Ok, allora preparatevi a seguirmi sul “Tetto del Mondo! “

In ju Djuley, D’ju! Che gli dei sono con voi! Questa invocazione augurale, spesso ridotta Djuley, suona come una nota musicale nella mia memoria.

Djuley sostituisce ciao, buona sera.

Djuley si dice quando si incontra qualcuno e le labbra indossano un sorriso.
Djuley, e chi vi incontra ha gli occhi scintillanti che cercano di capirvi, le mani incrociate sul petto, la testa inclinata.

Djuley è la prima parola che mi hanno insegnato in Ladakh atterrata a Leh.

Ma come in tutte le cose ci sono 2 facce della medaglia.

Il Ladakh è una terra dove è difficilmente la natura negozia con gli esseri umani. L’altitudine domina senza discussione.
L’ossigeno è scarso. La terra produce poco e per breve tempo perché l’inverno si prolunga per mesi intrappolando quasi tutto sotto il ghiaccio.
In questo contesto Djuley non è solo un saluto ma un modo per propiziarsi gli dèi e sopravvivere

Djuley per contrastare i demoni che infestano alcune alte valli così strette che la luce non può arrivare. Djuley è l’auspicio di buona fortuna per la carovana pronta ad intraprendere una strada disseminata da mille trappole pericolose.

Djuley offre rifugio, un momento di riflessione, una ciotola di orzo, un posto accanto al fuoco. Djuley è reciprocità, la legge della sopravvivenza della cultura nomade dei popoli che, in tutte le latitudini, vivono in stretta dipendenza con una natura selvaggia e in condizioni precarie.

Sui fianchi della catena dell’Himalaya, la solidarietà è parte integrante dello stile di vita. I confini arbitrari imposti dalla logica del potere hanno diviso i territori, ma non le persone che, per anni, sono rimaste i legittimi occupanti.

Gli abitanti del Tibet e quelli del Ladakh hanno stessa cultura, stessi valori, le stesse tradizioni, le stesse regole di vita. Sono figli e figlie del Tetto del Mondo.

Djuley a tutti!

D’ju Djuley, D’ju! A tutti voi e buon viaggio nella spiritualità!

 


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