Non sono mai stato un gran comunicatore vocale di sentimenti. Andavo alla tua stessa caffetteria dove, in un angolo con ottima prospettiva, ti guardavo attraverso i fori che avevo fatto nelle pagine del giornale. Andavo sul tuo stesso bus, ma ci salivo molte fermate prima delle tue, attaccavo un chewing gum nella sedia accanto a quella dove di solito ti sedevi e, se qualcuno faceva per accomodarsi, mi sedevo dietro e starnutivo come un dannato. Compravo una copia in più della tua rivista che finiva sempre presto così, quando arrivavi in edicola, la lasciavo al bancone e tu potevi comprarla. Credo fosse diventata un’ossessione. O forse era il mio modo di innamorarmi senza dovertelo per forza comunicare. Continuai per vent’anni e continuasti anche tu. Non ti ho mai vista con qualcuno. Un giorno, aprii il giornale e vidi un’altra donna attraverso i fori. Mi prese un colpo. Una mano mi toccò la spalla e una voce mi sussurrò “Posso sedermi con te oggi?”.
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