Ventisette.

Da Tofina
Sabato, ieri, sono partita e sono andata ad un addio al nubilato a Torino. Sono stata via, all'incirca, 27 ore. Per la prima volta da quando io e Luca viviamo insieme ho dormito fuori casa. Era già successo il contrario, ma restare è diverso. Partire, andarsene è un'altra cosa. Per quanto io sia stata bene, felice di rivedere le mie amiche e di conoscere persone nuove, di trascorrere una serata tra sole donne - cosa che mi capita molto molto raramente - per tutto il tempo mi sono sentita strana.
Come quando esci e non ti ricordi se hai chiuso la finestra del bagno. Come quando vai a fare la spesa e cerchi di ricordarti cosa fosse quella cosa che ti era venuta in mente, ma hai dimenticato di scrivere sulla lista. Come quando al quinto minuto di un film compare un attore che hai già visto da qualche parte e trascorri le due ore successive cercando di ricordarti chi, come, dove e quando, e perdi inesorabilmente il filo di quello che stai guardando. Come quando da bambina giocavi a trattenere il respiro sott'acqua e dentro di te ripetevi "Sono brava, posso resistere ancora. Sì, resisto ancora un po'. Ma quanto? Esco adesso?" Ecco, io in queste 27 ore mi sono sentita così. Poi metto piede in casa e sì, la finestra del bagno l'avevo chiusa, alla lista mancava la ricotta, quell'attore era in Twin Peaks, esco dall'acqua e finalmente respiro. 



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