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Anche oggi, il vento. Sibili, fruscii, un tormento per gli alberi in ginocchio di fronte a tale potenza. Nuvole trasportate, cancellate, di nuovo trasportate e di nuovo cancellate. Non è più senso di libertà, ma una sensazione di opprimente gabbia. Finestre sbattute e tende lacerate. Così come sono lacerati questi nervi, toccati, sfiorati, sfibrati. Sono come continui schiaffi in pieno volto, violenti, cattivi. Ti rialzi, ma subito vieni steso ancora a terra da un pugno sempre più forte, mentre preghi e implori una pietà e una clemenza che non arriveranno tanto presto. E, come un aguzzino senza anima né spirito, nonché sordo davanti a lacrime e capelli scomposti misti a sangue come rivoli sul viso, seguita a picchiare, senza sosta, picchiare… L’unica è abbandonarsi, e aspettare che tutta la residua violenza, la rabbia incanalata vengano scaricate, esaurite e finite, fino alla prossima folata, alla prossima tempesta di vento.Talvolta, anche io, vorrei essere vento impetuoso.