Vento rock dalle Langhe

Creato il 15 luglio 2012 da Bulgarone84
Metti un sabato di luglio, giallo e vibrante. Metti tante persone, soprattutto ragazzi in un piccolo borgo delle Langhe. Metti una serie di nomi in cartellone da capogiro: da Don Gallo alla Littizzetto, da Ammaniti a Verdone, da Zucchero a Vinicio Capossela, dai Subsonica a Moni Ovadia, da Lella Costa ed Ezio Mauro, da Mario Calabresi a Philippe Daverio. E poi mettici dentro la musica internazionale: da Boy George alla Signora ed il Signore del Rock: Patti Smith e Bob Dylan. Mettici tutto questo, tanta cucina sincera e generosa, un vino rosso da invidia e degli abitanti che sono felici di vederti, ti tengono i sacchetti in custodia, ti fanno passare per una band – che è un po’ quello che in fondo avevi sempre sognato – facendoti parcheggiare comodo comodo, in cambio di un passaggio, si affacciano alla finestra per darti la carica, con un sorriso che non sente tutte le 80 e passa primavere che ha e col pugno alzato mentre l’altra mano, la destra, sventola l’Unità. Ecco metti tutto questo, dal mattino all’alba. E poi mettitici tu. Barolo. Collisioni Festival. C’è caldo, c’è caos, c’è gioia, c’è tutto il colore e l’energia di cui hai bisogno. Bimbi con le facce dipinte, tu che pensi: “ cavolo, la voglio anch’io!” – Cantine aperte ad ogni angolo. Punti incontro in ogni piazzetta: ti fai largo a fatica davanti ad un’ emozionata Patti Smith che si da ai reading nell’affollatissimo pomeriggio. La verità però la senti sulla pelle, e negli occhi di tutti quelli con te: Patti stasera canta. Siamo tutti lì per lei, due ore dopo! Nel mentre scopri che c’è uno dei musei più geniali d’Italia: il museo del vino. Grazie ai Marchesi Falletti per il Castello che ci hanno lasciato, grazie a François Confino, per il suo allestimento a dir poco meraviglioso. Con le suggestioni rubine del Barolo doc, le degustazioni ad ogni respiro e la chitarra o la voce del gruppo locale o meno che accompagna ogni tuo passo, improvvisamente senti salire l’adrenalina. Nel lento scorrere di una giornata intensa e mai ferma ma immersa nel rilassante godimento, mattone per mattone, parola per parola, ad un certo punto sale l’agitazione da attesa, da “concerto-che-non-vedi-l’ora-che-cominci” e ti butti alla caccia del tuo veloce pasto, perché ti aspetta la Piazza Rossa. Mentre scendi la strada che ti ci porterà, t’imbatti nello stand che meglio rappresenta quella leggera sensazione di collisione che avverti dopo sette ore di energica vitalità, “siamo alla frutta”: bicchieri di anguria e pesche. Arrivi sul ciglio della piazza: suona Vinicio. Seduti a bere Barolo e mangiare frutta. Poi il ballo di San Vito: tutti in piedi a cantare. E poi. Beh, poi arriva il momento: Patti al microfono! Coi suoi capelli al vento, la sua giacca da uomo scura, le sue mani e le sue gambe che nervose tengono il tempo mentre canta: la sua voce anni ’70, la sua forza, nelle luci rosse, che picchiano su di lei, sul castello, su di noi. Ed infine, people have the power . Liberatorio. Tutti a cantare, tutti a ballare, tutti a saltare! Don’t forget it!” – dice lei. “The answer is blowin' in the wind” – dirà lui due sere dopo, con la sua voce calda del Minnesota. Il vento è arrivato, e non lo dimenticheremo. – diciamo noi, che siamo qui. Ciao Patti, ciao Bob, ciao Barolo.
(Cvd, Cassandra Voleva Dire)

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