Dei bassi istinti, il vilipeso
ventre non è culla, ma di deformi
embrioni compone suo malgrado
un orrido bestiario; semi d’ignoti
padri, al favore delle rimosse ombre
deposti clandestini, in tirannia
d’artificiale luce confortante.
Al fiato esiguo della sommersa
urgenza, in brulichio di umori
intorpiditi, si volge il ventre
alla conformità dei modi e stoico
accetta il marchio dell’infamia.
La nobile figura esige un tono
e non da voce che a parole
distillate, lascia l’urgenza
in spazientita attesa, dell’ordine
s’inebria e al vilipeso ventre
non porge l’interiore orecchio.