Uscirà l’8 novembre prossimo al cinema “Venuto al mondo”, con la regia di Sergio Castellitto.
Avevo visto diverse volte il trailer in tv e mi aveva già incuriosita, ma ciò che mi ha convinta del tutto è stata l’intervista di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” di domenica scorsa a Sergio Castellitto, attore oltre che regista e Penélope Cruz, che nel film interpreta Gemma, la protagonista principale. Per chi se la fosse persa, potete trovarla qui. Ve la consiglio, sia che siate ancora indecisi, sia che non lo siate affatto.
Il film (che ha tra gli attori anche il figlio di Castellitto, ovvero Pietro) è tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, autrice, tra gli altri, del romanzo “Non ti muovere”, da cui il marito Castellitto aveva tratto la sceneggiatura per il film nel 2003: film stupendo quanto triste, tanto che ricordo ancora a ben nove anni di distanza, con che angoscia uscii dalla sala cinematografica quella sera. Nonostante ciò penso sia un film da vedere e quindi lo consiglio assolutamente.
Tornando al nostro libro, “Venuto al mondo” è uscito nel 2008 e parla dell’amore di un uomo e di una donna, Diego e Gemma, e di due guerre: una è quella di Gemma, che “lotta” contro se stessa nel tentativo di diventare madre, l’altra è quella di Sarajevo sotto assedio. Quest’ultima è quasi lo specchio esteriore dei conflitti interiori di Gemma, delle sue angosce, dei suoi dolori. Paradossalmente sarà proprio questa città dilaniata ad offrirle il dono più grande, ossia un bambino, Pietro. La storia si apre proprio con il ritorno di Gemma e Pietro e Sarajevo e continua attraverso l’intreccio del racconto del loro soggiorno ed i ricordi di Gemma.
“Prendo la mano del bambino, m’incammino con lui. Perché sei nato? gli chiedo.
Velida si avvicina.
«Possiamo andare, adesso.» Poi anche lei si accorge del bambino, si mette una mano sulla bocca. «Di chi è?» sussurra. «Non lo so.» Si guarda intorno come cercasse qualcosa, qualcuno… il motivo di tutto questo. Anche lei non ha avuto figli, siamo due donne inutili, due biciclette senza catena.
«E il figlio della guerra…» dico, e non so quello che sto dicendo, quello che sto pensando, non so cosa sono diventata”.
Ho iniziato a leggerlo oggi, sebbene da un po’ di tempo a questa parte rifugga le storie tristi e drammatiche, ma devo dire che ne vale davvero la pena.