Giulietta e Arena a parte, ignoravo pressoché tutto di Verona, salvo forse lo spritz e il prosecco. Che come punti di interesse cittadini, comunque, non scherzano.
Dirò di più: a Verona ero stata in gita in seconda liceo. Eppure niet, niente, tabula rasa: avevo cancellato tutto, salvo appunto il famigerato balcone di Giulietta (ancora non apprezzavo lo spritz come merita).
E che sorpresa trovare una città bellissima, gironzolabile a piedi con il passeggino, piena di locali, ristoranti, vinerie, portici, piazze, balconi, palazzi, chiese, fiume, passeggiate.
Il tutto a un'ora e mezza di treno da Milano. In pratica, la città perfetta per il nostro primo weekend a tre.
E così siam partiti, per ritornare entusiasti.
Volete sapere nel mezzo cos'è successo? Mettetevi comodi.
- Attrice protagonista: Verona
- Attori non protagonisti: Lili Madeleine e famiglia (io, una bimbetta di 9 mesi e mezzo, il mio compagno).
- Effetti speciali: meteo soleggiato, treni puntuali
- Starring: quattro chiese eccezionali, tantissimi balconi, fiori dappertutto
- Base d'appoggio: Le Cadreghe, gruppo di appartamenti in centro città
- Catering: Osteria Bertoldo, Pasticceria Flego, Trattoria Sottoriva, Oblò, Caffè del Duomo
Sono le 16.30, il sole splende, una passeggiata di mezz'ora ci separa dal centro città. Iniziamo a camminare (strada ben segnalata e ombreggiata), la piccoletta ronfa.
E già Milano ci sembra lontanissima.
Camminando passiamo di fianco alla prima tappa della giornata: io millanto che fa caldo e allora via, entro in Pretto Gelato Arte Italiana.
Un attimo dopo l' Arena si staglia fiera di fronte a noi, accessoriata con coppia giapponese che si fotografa di fronte (e io fotografo loro).
Da qui in poi inizia un dedalo di viuzze che piano piano ci porta direttamente a capire perché gli stranieri amano tanto il modo di vivere italiano: Piazza delle Erbe (tempo di percorrenza dalla stazione con passeggino e trolley: mezz'ora, prendendosela molto comoda).
Proprio qui dietro c'è il nostro appartamento: Le Cadreghe, nell'omonima via dell'omonimo quartiere che, come Aldo, Giovanni e Giacomo insegnano, significa 'sedia '.
Perché qui, racconta la tradizione, c'era lo scranno di re Teodorico o la Carega del Vescovo, ma il nome potrebbe derivare anche dal folto numero di calzolai che qui lavoravano seduti solitamente su una sedia (e infatti Le Cadreghe, gruppo di appartamenti tutti in questa zona, hanno come segno distintivo sedie diverse: la nostra era quella arcobaleno).
Anche perché questo è stato il nostro benvenuto.
La nostra posizione era strategica: dietro Piazza delle Erbe, a due passi da Kiddykabane, negozietto ( anche online) di articoli per bimbetti diversi dal solito e bellissimi nel quale ci siamo imbattuti per caso.
E proprio sopra l' Osteria Bertoldo, dove abbiamo terminato il nostro primo giorno (dopo svariati spritz con Valentina, creatrice del blog Mamma Sfigata che ci ha dato parecchi consigli su Verona) a suon di fritto di pesce, zuppetta di cannellini e vongole, spaghetti alla Bertoldo e ravioli di baccalà, cannolo finale (la comodità di scendere con pupattola già sfamata al seguito e piazzare le gambe sotto il tavolo...).
Immagazzinate così un po' di calorie, ci sentiamo pronti per affrontare la visita delle quattro chiese della città: c'è un biglietto cumulativo per vederle tutte e io lo consiglio caldamente. Non sono vicinissime ma è un ottimo modo per passeggiare tra viuzze e vicoli e godere di Verona.
Partiamo con Santa Maria Antica e le Arche Scaligere, il gotico complesso di tombe dell'omonima famiglia.
Da qui una passeggiata lungo l'Adige ci porta al Ponte Pietra e successivamente al Duomo.
Ci fermiamo per un pranzo all'aperto sotto i portici all'osteria Sottoriva (pasta e fagioli io, trippa lui), dove chiacchieriamo con una coppia tedesca seduta al nostro stesso tavolo che ritroveremo per caso anche l'indomani a pranzo in un altro ristorante.
E poi via, si prosegue per una passeggiata a piedi che dal centro storico di Verona ci porta, comodi comodi con il passeggino, prima fino a Castelvecchio.
Prima però facciamo tappa nella piazza antistante per un caffè shakerato: l'estate per me è ufficialmente iniziata nel posto migliore, una piazza italiana, di quelle immense ma poco snob, con i bar che sembrano rimasti fermi agli anni'60 dove non saresti fuori luogo a ordinare una spuma.
Torniamo indietro costeggiando il fiume e passeggiando sulle regaste (camminamenti rialzati rispetto alla strada), in quell'ora della sera dove i turisti iniziano a sciamare, la luce è più calda, e la sensazione di essere in pace con il mondo sembra a portata di mano.
Siamo in uno stato di beatitudine così bello che quando incappiamo in Le Vecete, una delle più antiche osterie di Verona con cantina fornitissima e tramezzini a 1,90 euro. Non possiamo fare altro che fermarci per un aperitivo. Due calici di bianco e vari tramezzini dopo, siamo di ritorno barcollanti ma felici nel nostro appartamento.
Concludiamo la serata in casa, con i tortellini da passeggio e una bottiglia di vino presi direttamente a La bottega della Gina, il cui motto è ' buono, genuino e fatto a mano '.
L'ultimo giorno ci svegliamo con la sensazione di essere a Verona da almeno un mese e amarla da sempre: facciamo colazione all'aperto alla Caffetteria del Duomo (di fronte all'omonima chiesa), andiamo a salutare il balcone di Giulietta, percorriamo a zonzo il centro storico senza una meta precisa, solo per il gusto di gironzolare a fotografare balconi fioriti.
E poi ci incamminiamo di nuovo verso la stazione: sono le 12.30, la nanetta ronfa nel passeggino e noi ci fermiamo da Oblò (c.so Cavour 5) per un pranzo all'aperto a base di hamburger e birretta. E ci pervade di nuovo la sensazione di essere in pace con il mondo.
Salutiamo così una città che ci ha sorpresi e che ora amiamo un sacco.
Salute Verona, torneremo a trovarti!