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“Veronica è mia”: la pornografia di un’anima violata

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

A chi appartiene Veronica?

A chi le ha rubato la verginità senza coccolarne l’anima?

A chi diventa ideale assenza da ricercare in fuggevoli presenze?

A chi usa il suo corpo in un gioco crudele ed egoistico?

Al padre morto che la ha lasciata principessa di stracci d’amore?

Copertina_VERONICA e mia

Veronica è mia”, scritto dalla appena ventitreenne Giulia Mastrantoni ed edito da Panesi Edizioni nel 2016, non è un romanzo erotico nel senso canonico del termine.

Non c’è passione inebriante, abbandono delle difese, fusione di corpi ed anime in una sola creatura bicefala.

Non c’è comunicazione, compenetrazione, ma solitudine di coppia.

C’è sesso descritto con termini diretti, in un uso e consumo di sé e dell’altro, come merce esposta al supermercato.

Cibo che non sazia, acqua che non disseta. E che, quindi, mai basta.

La sinossi del libro racchiude una frase che ben spiega tutto il percorso psicologico di una giovane donna che si snoda in una sorta di fiaba blasfema: «“Veronica è mia” è pornografia dell’anima».

Anima svestita, denudata, penetrata, violata.

lacrime8eh

A chi appartiene, dunque, Veronica?

A se stessa.

Alla madre mai nominata perché cresce dentro lei stessa, affinché la donna si prenda cura della bambina e la affranchi dal potere psicologico che su di lei esercita un principe azzurro dal fiato di drago, destinato a restare, nell’epilogo, mero rospo.

Fine della fiaba.

Ora inizia l’avventura.

Emma Fenu


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