“Versi in-versi” di Ciro Imperato
Postfazione a cura di Lorenzo Spurio
Queste sono le caratteristiche preponderanti di una porzione delle liriche contenute nel presente libro (mi soffermo su quelle che condividono un allarme dichiaratamente sociale e che riguardano il senso civico perché secondo me è questo il canto più alto del far poesia, nel dar voce alle vittime di quella “terra brulla/ e brulicante di esseri immondi”) e che, chi leggerà con il cuore piuttosto che con il cervello, sarà in grado di assaporare. Sono le liriche più dure, che partono da uno sconcerto doloroso dinanzi ai drammi più ignominiosi dell’oggi dove è il concetto di diversità, abusato e mal-interpretato, a dettare episodi ingiusti, drammatici (“Uomo,/ tu che prima abbracci/ e poi uccidi”), che soffocano l’anima e danno carbonella da ardere ai soli cuori che sanno infiammarsi. Che sanno accendersi, scaldarsi ed effondere calore e umanità proprio come il Nostro mostra di fare attraverso questo fitto e mai stinto collage di diapositive che si sovrappongono, si inframezzano intersecandosi ed è proprio dall’incrocio riuscito di queste diverse trame che il libro prende forma. La sua impalcatura denota uno studio preciso e meditato del verseggiare e una volontà di dipingere il mondo personale (l’io) e sociale (la Terra) nelle sue gioie e dolori (“il tuo ultimo/ e solitario/ doloroso tramonto”) denotando un’anima che osserva e si interpella, che non giudica ma descrive con un occhio vagliato dal ricordo (“io mi rispecchiavo nei tuoi [occhi]”), dall’emozione e dalla lucidità dell’età matura.
Lorenzo Spurio
Jesi, 25.06.2014
[1] Non è un caso che la cover sia affidata a una celebre composizione di uno degli artisti più poliedrici, complessi e che rappresentarono la pittura astrattista non figurativa, il genio di Kandiskij.