Sito: http://www.susannatamaro.it/index.php
Titolo: Verso casa
Autore: Susanna Tamaro
Serie: //
Edito da: Rizzoli (Collana: Scala italiani)
Prezzo: 6,20 €
Genere: Narrativa
Pagine: 88 p.
Voto:
Trama: Due interventi e una conversazione libera e amichevole con Susanna Tamaro su di sé, sul rapporto con la scrittura e sui suoi libri, fanno di “Verso casa” un prezioso piccolo compendio che avvicina i lettori ad un’autrice riservata eppure capace di parlare il linguaggio di tutti e soprattutto di illuminare aspetti spesso oscuri nella vita di ciascuno attraverso il semplice ma impegnativo esercizio del conoscere se stessi.
Recensione
di Debora
Nella lunga oscurità delle mie notti avevo cominciato a vedere gli scheletri
Come potete vedere da questa breve frase, fin dall’inizio del libro è presente una grande angoscia e paura della morte; fin da piccola Sussanna Tamaro è presa da questi timori ogni volta che chiude gli occhi e cerca di addormentarsi. C’è poi il pensiero costante di essere la sola, o almeno una delle poche, a riflettere su queste ansie.Io mi sono ritrovata in queste angosce anche se non sono una pessimista di natura, poiché è una paura ancestrale che prima o poi prende tutti, a mio parere.
Dato il carattere di questo libro, forse non tutti i momenti sono adatti ad affrontarne la lettura; occorre essere sereni per accogliere questa autrice che spinge a riflettere e a sviscerare ogni sensazione. Suscita molte domande, porta a filosofeggiare sul mistero della vita e sul suo senso. Perché? è la domanda che ricorre in tutta la prima parte del libro.
Attraverso lo stupore, però, si riesce a superare almeno in parte il sentimento di angoscia; Susanna da piccola osservava la natura e si meravigliava di fronte alla sua bellezza e alla sua forza. È un sentimento che dovrebbe essere universale, la speranza; il genere umano dovrebbe acquisirne più consapevolezza, ma al contrario lo stupore riguarda ancora pochi eletti.
Riflette poi a lungo sul sentimento di riconciliazione e sul suo significato, che ha a che fare con un lungo percorso interiore; questo non include solo il perdono del prossimo, che è comunque è fondamentale.
In conclusione ammette che è molto più difficile accogliere chi ha fatto errori che colui che si è sempre dimostrato onesto e sincero.
Per perdonarsi bisogna conoscersi, riconoscere la pochezza dei propri sentimenti e la paura della propria libertà.
La Tamaro cita anche la parabola del figliol prodigo: si nota la religiosità dell’autrice, ma un lettore non credente può comunque apprezzare i suoi pensieri visto che, a mio parere, più che la religione nel libro viene esaltata la spiritualità. Molte sono state le critiche verso questa autrice, ma le sue credenze politiche o cattoliche non possono influenzarci nelle lettura; un buon lettore deve andare al di là di questo e imparare a conoscere un punto di vista diverso dal suo, una credenza diversa, senza per questo cambiare la propria, semplicemente per apprendere. La conoscenza porta intelligenza, quindi non può che fare bene confrontarsi con altre posizioni ideologiche.
Nella seconda parte del libro si può conoscere meglio l’autrice, la sua famiglia, i viaggi che l’hanno influenzata ed il suo rapporto con la scrittura e i lettori, attraverso un colloquio con Giuseppe Romano.
È un libro che si legge veramente in poco tempo, ma è necessario aver già affrontato la lettura di altri libri della Tamaro, in quanto questo scritto approfondisce il suo pensiero ed è, specie nella seconda parte, quasi una biografia.
Non si tratta di un romanzo, sono più delle pillole di saggezza per cercare di conoscere meglio sé stessi attraverso l’esempio dell’autrice. Anche per questo ho dato solo tre stelle come giudizio; non mi ha detto troppo il libro, rispetto ai soliti pensieri dell’autrice racchiusi anche in altri suoi testi più belli di questo.