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Verso il processo d’appello di via Poma. Un omicidio che scosse l’Italia (terza parte)

Creato il 23 novembre 2011 da Yourpluscommunication

di Valentina Magrin


Verso il processo d’appello di via Poma. Un omicidio che scosse l’Italia (terza parte)
7 LUGLIO 2010: viene presentata la consulenza tecnico-scientifica di Stefano Moriani (Istituto di Medicina Legale dell’Università La Sapienza di Roma), Luciano Garofano (ex comandante del Ris di Parma) e Marco Pizzamiglio (biologo del Ris di Parma): l’uccisione di Simonetta Cesaroni avvenne in seguito a un approccio sessuale consenziente. L’assassino diede un morso al seno della ragazza, la quale reagì con uno schiaffo provocando l’ira del suo aggressore. Sono 30 i colpi inferti, probabilmente con un tagliacarte: 6 al volto, 3 al collo, 7 al torace, 8 all’addome e 6 a livello genitale. L’unico Dna trovato sulla scena del delitto (sul corpetto e sul reggiseno di Simonetta) è riconducibile a Raniero Busco. Infine, dall’esame del contenuto gastrico della ragazza l’ora dell’omicidio è da collocarsi intorno alle 17
19 LUGLIO 2010: I consulenti del Pm confermano il segno di un morso compatibile con l’arcata dentaria di Busco nel seno sinistro di Simonetta Cesaroni.
Carella Prada, il medico che effettuò l’autopsia sul corpo della vittima, ricorda: “Arrivai sul posto alle due di notte. Simonetta era riversa in terra, supina. Aveva uno stato di rigidità estesa su tutto il corpo e questo significava che erano passate diverse ore dalla morte”. Per quanto riguarda le lesioni, “erano state provocate da una persona sicuramente non mancina. C’erano lesioni anche a livello degli occhi; la ragazza non era stata picchiata, ma le tumefazioni sulla parte destra del volto erano state causate presumibilmente da uno schiaffo inferto con la mano sinistra perché l’omicida probabilmente l’aveva minacciata e aveva già impugnato l’arma, forse un tagliacarte
Chi la uccise si mise anche a cavalcioni su di lei, e serrò le ginocchia per tenerla ferma”. Per quanto riguarda la lesione sul seno Carella afferma: “Quella lesione è assolutamente compatibile con l’omicidio e fu provocata quando la ragazza era ancora viva”.
Al termine dell’udienza Raniero Busco ha parlato con i giornalisti ribadendo la sua innocenza.
Salvatore Volponi, ancora una volta, presenta un certificato medico e non depone.
 
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1 OTTOBRE 1010: Vengono illustrati i risultati della perizia collegiale fatta da Luciano Garofano, Marco Pizzamiglio e Vincenzo Pascali. Le analisi sono state compiute su uno sbaffo di sangue trovato all’interno della porta e su una piccolissima traccia di sangue trovata all’esterno della porta, il cui Dna è stato comparato con quello di diverse persone coinvolte nella vicenda: “Avendo confrontato il materiale genetico con quello delle 29 persone delle quali è stato prelevato il Dna, è emersa la presenza di sangue della vittima e di sangue maschile. Dai dati si esclude la compatibilità con alcune delle persone analizzate, ad eccezione di Busco. Noi non siamo in grado di dire che l’imputato era lì in quella stanza, ma non siamo neanche in grado di escluderlo”. E sempre a proposito di Busco afferma Luciano Garofano: “L’ipotesi accusatoria è maggiore dell’ipotesi difensiva. Questa è la percentuale statistica che si può dare; soprattutto se coniughiamo il risultato delle tracce di sangue sulla porta con il risultato delle analisi compiute sul corpetto e sul reggiseno che indossava Simonetta il giorno in cui fu uccisa e sui quali c’erano tracce di saliva contenenti Dna riconducibile a Busco”. 
7 OTTOBRE 2010: E’ il giorno dei consulenti della difesa. Emilio Nuzzolese, esperto di odontologia, sostiene che il ‘morso’ sul seno di Simonetta potrebbe in realtà essere stato provocato da un fermacapelli rotto trovato nella stanza del delitto. Il medico legale Giancarlo Umano Ronchi aggiunge che potrebbe anche trattarsi di un’ombra nella foto e comunque non è possibile verificare la contestualità del ‘morso’ con l’omicidio. Umano Ronchi ha inoltre fatto presente che, vista l’epoca a cui risalgono i fatti, sono stati fatti degli ‘errori’ nei primi rilievi (ad esempio il mancato rilievo della temperatura del cadavere) tali per cui oggi è impossibile dare delle risposte certe circa l’ora della morte. 
 20 OTTOBRE 2010: Salvatore Volponi è in grado di rendere testimonianza: ecco quanto ha stabilito la perizia neuropsichiatrica fatta dal professor Piero Rocchini. Volponi sarà quindi ascoltato il prossimo 12 novembre. 
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2 NOVEMBRE 2010: Testimonia Salvatore Volponi: conferma i fatti che ha sempre sostenuto.
Raniero Busco parla della notte tra il 7 e l’8 agosto 1990: “Vennero a casa i poliziotti che mi portarono in questura per essere interrogato. Mi dissero della morte di Simonetta, mi misero davanti agli occhi le foto del cadavere, fecero pressioni psicologiche, mi schiaffeggiarono anche. Non li denunciai mai perché pensai che era prassi degli inquirenti comportarsi così. Scoprii nel 2005 che non fu messo a verbale quanto dichiarai quel giorno”.

Federica Mondani,
 legale di parte civile per Paola Cesaroni, ipotizza che il giorno dell’omicidio i fatti si siano svolti così: “Busco torna dal lavoro alle 7 del mattino, dopo aver riposato e pranzato, telefona a Simonetta che gli dice di essere al lavoro da sola. Quale migliore occasione per un incontro sessuale?Nasce un litigio forse perché Simonetta confessa di non aver preso la pillola e di aver avuto delle perdite di sangue, magari paventando l’ipotesi di una gravidanza. Uno come Busco, che dice di essersi arrabbiato con i vicini per futili motivi, non si può arrabbiare per cose di questo genere? Lascio a voi la risposta”. 
17 NOVEMBRE 2010: Sul banco dei testimoni salgono il prefetto Nicola Cavaliere, ex capo della Squadra mobile di Roma, e il questore Antonino Del Greco, ex capo della sezione omicidi della Squadra mobile. Entrambi furono tra i primi a giungere in via Poma il giorno dell’assassinio di Simonetta Cesaroni. Cavaliere sottolinea la strana assenza di sangue sulla scena del delitto, come se il luogo fosse stato ripulito prima della scoperta del cadavere. A proposito del comportamento dei portieri dello stabile, ricorda: ''Inizialmente decidemmo di verificare se quel giorno qualcuno avesse visto transitare in quel condominio persone diverse da quelle usuali. La coppia di portieri ci escluse la presenza di estranei; tranne quando qualche giorno dopo il portiere disse al pm e la moglie confermò di aver visto un geometra che lavorava al primo piano uscire con un fagotto sottobraccio. Ma quel geometra verificammo che era in Turchia. La sensazione fu che i due si fossero accordati''. 
A proposito dell’alibi di Raniero Busco, Cavaliere e Del Greco affermano che inizialmente non c’era alcun sospetto su di lui e il suo alibi pareva confermato. Busco veniva considerato un tassello importante solo al fine di ricostruire la vita di Simonetta Cesaroni, le sue abitudini e le sue frequentazioni. 
29 NOVEMBRE 2010: Viene ascoltato Alessandro Biancini, un vicino di casa della famiglia Busco, che dice di non ricordare nulla di quel 7 agosto 1990. Secondo la testimonianza di sua madre, invece, Biancini quel pomeriggio era con Raniero Busco nel garage-officina di quest’ultimo.
Viene ascoltato Giampiero Marsi, un giornalista di una radio privata, che ricorda un’intervista fatta a Busco nel settembre 1990, nel corso della quale l’imputato sosteneva di essere stato nel garage di casa il pomeriggio del delitto.
Il Presidente della Terza Corte D’Assise, Evelina Canale, dichiara la fine dell’istruttoria
La sentenza è prevista entro fine gennaio 2011.
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