"La soluzione è stata trovata e verrà comunicata entro breve”. Con queste parole – pronunciate durante due incontri che si sono tenuti oggi con i direttori di fiale prima e con i dirigenti poi – Giuseppe Feliziani, uno dei tre commissari alla guida di Banca Marche – ha comunicato come il piano di salvataggio per la messa in sicurezza della banca sia stato individuato. Considerato il riserbo in cui in questi messi si sono chiusi i commissari c’è quindi da ritenere che la Banca d’Italia e il Fondo Interbancario abbiano individuato la soluzione da percorre, dopo i dubbi sorti negli ultimi giorni a proposito di un possibile contrasto con la Commissione Europea che considererebbe l’intervento del Fondo Interbancario (Fitd) come aiuto di Stato. L’impasse si sarebbe sciolto ieri, dopo una riunione in Banca d’Italia dove erano presenti, tra gli altri, i commissari di Banca Marche e Carife. E’ stata probabilmente questa l’occasione in cui i commissari sono stati informati della decisione presa che a questo punto, si reputa quella finale e in grado di riportare la banca alla piena operatività.
La soluzione davvero probabile, secondo fonti molto vicine al dossier, sarebbe quello che avevamo definito come piano B, ovvero un intervento volontario delle altre banche italiane, così da evitare ogni possibile equivoco con la Commissione Europea. Non è ancora chiaro al momento se il contributo volontario dei principali istituti di credito avverrà attraverso uno specifico comparto del Fondo Interbancario creato ad hoc oppure attraverso la creazione di una bridge bank, cioè di una “banca ponte”, dove far confluire le attività migliori dell’istituto. Non si esclude che – per agevolare l’intervento a questo punto totalmente privato – venga messa in atto una qualche forma di burder sharing, ovvero coinvolgendo nell’operazione le azioni e le obbligazioni subordinate che potrebbero essere convertite – non si sa in quale percentuale – in patrimonio. Questo, ovviamente, per limitare l’esborso delle altre banche le quali – oltre ad intervenire in Banca Marche così come negli altri istituti in crisi – dovranno dal 2016 contribuire obbligatoriamente anche ai versamenti al Fondo unico di risoluzione. A questo punto non ci sarebbe alcun rischio per i depositanti di Banca Marche, qualunque sia l’entità dei loro depositi.
Sarebbe anche allo studio la possibilità che i crediti deteriorati di Banca Marche possano essere dirottati verso una bad bank – o una qualsiasi altra forma di veicolo – in grado di alleggerire l’istituto dai prestiti peggiori, così da permetterne il recupero in tempi più lunghi e alleggerire le necessità patrimoniali. Venendo ai tempi, si immagina che possano essere molto brevi, partendo dall’approvazione da parte del Governo – attesa a giorni – dei decreti attuativi della Brrd, la direttiva europea che disciplina la gestione e la risoluzione delle crisi bancarie. Non si può escludere – sebbene non ve ne sia ancora conferma – che qualora la Banca d’Italia aprisse una vera e propria procedura di risoluzione – qual’è ad esempio l’ipotesi bridge bank – che i commissari possano direttamente procedere all’aumento di capitale senza dover convocare un’assemblea dei soci, questo accelerando notevolmente i tempi del salvataggio. Qualora si apra infatti una procedura di risoluzione, i commissari speciali indicati da Banca d’Italia avrebbero non solo i poteri degli amministratori ma anche quelli dei soci. Obiettivo molto chiaro comunque, chiudere al più presto i dossier e riportare la banca all’operatività.
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