Verso il tetto del mondo (Nepal)
Ottobre 2013 Nepal
Premessa: partiamo solo io (Bobo) e Beppe, Baba e Rossana purtroppo non possono venire: oltre all’ineguagliabile compagnia, viene meno anche la redattrice di tutti i racconti di bobiworld… proverò con non poche difficoltà a sostituirla..
15-16 ottobre -Partiamo da Malpensa nel pomeriggio con scalo a Istanbul . Da qui, dopo 6 ore di volo, arriviamo a Kathmandu, che ci accoglie con un aeroporto scalcinato dove le procedure per il visto sono complicate e necessitano di ben 4 persone in fila per mettere foto e timbri a ciascuno. Finalmente fuori dall’aeroporto incontriamo la nostra guida locale, nei 20 minuti che ci separano dall’albergo abbiamo subito un assaggio della città, che stupisce subito molto chi di noi non ha visto l’India: povertà, sporcizia, traffico, caos, strade rotte, fangose e polverose. L’Hotel è bello per gli standard dei bobisoffi tour, ma lontano dalle 5 stelle che vanta. Alcuni di noi sono ansiosi di vedere subito la città e, dopo aver preso possesso delle camere e fatto una doccia ristoratrice, partono subito per una passeggiata saltando il riposo prima di pranzo. L’impatto conferma la prima impressione di somiglianza all’ambiente dell ‘India con meno mucche e meno traffico, ma con uguali odori, sporcizia, povertà e abitudini. Non resistiamo molto alla nostra ansia di shopping e riusciamo a comprare subito qualche oggettino più che altro per l’insistenza dei venditori che per la reale volontà o bellezza degli oggetti. ma compriamo anche ben 5 utilissimi giubbotti con imbottitura staccabile ottimi per le necessità di viaggio con temperatura variabile. Il clima di oggi è favorevole non piove dopo giorni di pioggia intensa e fa caldo.
Dopo il pranzo si parte con la guida verso il cuore della città: Durbar, ambiente molto suggestivo composto da varie piazze e bei templi con la classica architettura nepalese a gradoni. con intarsi in legno di pregevole fattura; purtroppo non sembrano essere all’interno di un programma di manutenzione e restauro anzi sono lasciati alla mercé del pubblico, il che fa presagire una certa preoccupazione per la loro conservazione futura. Per contro tutto l’ambiente è molto vissuto, tutt’intorno fervono varie attività commerciali, c’è chi prega, chi cucina, chi semplicemente socializza e passa il tempo: non si sa dove guardare, ogni angolo è interessante, gli spunti fotografici sono infiniti, disturbati solo dai ritmi un po’ incalzanti della guida e dalle troppe moto che ti passano vicine da ogni lato col rischio di essere investiti continuamente.
Ci trasferiamo poi sulla collina che domina la città (in realtà siamo a 1330 metri!), per vedere la Stupa Swayambhunath, antico tempio buddista molto molto interessante sia per atmosfera che come location: è ormai quasi sera e la luce rimasta non è molta ma il luogo mi piace molto. È infestato da una grande quantità di scimmie che giocano e disturbano anche l’atmosfera mistica e da molti cani.
17 ottobre
Sveglia alle 8 e partenza per la stupa di Bodnath, la più grande del Nepal, circondata da case che ne fanno una specie di piazza circolare. La zona è popolata da molti profughi tibetani abbastanza ben riconoscibili per tratti somatici. Qui godiamo il fascino e la spiritualità del luogo e abbiamo l’occasione di vivere anche una esperienza singolare: portiamo in dono un quadro del noto artista vogherese Frascaroli al capo della comunità di monaci . Il Lama ci riserva una accoglienza molto calorosa, ci ospita nel tempio e ci dispensa una benedizione speciale corredata da un toccante sermone in gran parte in inglese che ci lascia emozionati ed in pace col mondo, ci dona poi la tipica sciarpina bianca e una collanina di spago arancio ben augurante. Usciamo dal tempio rigenerati e, dopo aver fatto qualche giro votivo della stupa anche alla ricerca di soggetti caratteristici, lasciamo questo sacro luogo buddista per recarci ad un altro sacro luogo questa volta indù, anche se qui i templi e i costumi finiscono spesso per mischiarsi.
Arriviamo così a Pashupatinat, tempio dedicato a Shiva, che si trova sulle rive del fiume Bagmati, fiancheggiato da ghat per la cremazione dei defunti. L’atmosfera impregnata di odori forti e di carne bruciata è sicuramente particolare, ma personalmente la trovo meno intensa, meno spirituale e più turistica di quella simile vissuto a Varanasi. La zona è ampiamente usata da tutti i locali, c’è anche la casa che ospita i malati terminali che vogliono essere poi cremati li ed è molto frequentata anche da scimmie e da una serie di santoni veri o presunti, molti dei quali sono però agghindati per farsi fotografare e ricevere compenso in denaro.
Visitiamo dopo pranzo un altro luogo sacro per gli indu, il tempio Buddhanilkhanta, dove si trova una grande statua del dio Visnu sdraiato su un letto di serpenti; il luogo è sicuramente molto importante e sacro per gli indu ma personalmente non lo trovo particolarmente interessante. Il nostro progetto di rientrare in città a passeggiare in centro naufraga perché il tragitto è particolarmente lungo a causa delle strade davvero dissestate, inoltre ormai è buio e la città è povera di illuminazione .
18 ottobre
Per raggiungere il parco del Chitwan ci aspetta un viaggio duro, sono previste circa 5 ore di viaggio e la nostra preoccupazione è tutta rivolta a come sarà la strada. Il percorso di montagna è molto impegnativo, il traffico intenso e disordinato e la qualità del fondo stradale è davvero pessima, in compenso il panorama è gradevole, caratterizzato da alte montagne con belle terrazze di riso. Il fiume che costeggiamo è usato in vari periodi dell’anno per il rafting . Facciamo una breve sosta per fare una camminata su un ponte sospeso che attraversa il fiume. Pian piano il panorama muta, la vegetazione si fa sempre più rigogliosa, agli onnipresenti campi di riso si alternano coltivazioni di banane e vegetazione tropicale. Arrivati al lodge, dopo un incontro informativo sugli elefanti con le foto di rito, partiamo con un carro trainato dai buoi per esplorare il vicino villaggio di Tharu. E’ un’esperienza simpatica per l’aspetto poco turistico del villaggio che appare invece vissuto (infatti nessuno ci vuole vendere nulla e nemmeno ci chiede qualcosa, anzi sono tutti molto cordiali si divertono con noi, specie i bambini). La guida del parco ci porta in un piccolo ed improvvisato museo, dove ci mostra attrezzi usati nel villaggio e ci spiega usi e costumi del luogo. .Sulla via del ritorno incontriamo un corteo che festeggia l’anniversario di in matrimonio di una coppia ultraottantenne.
Al lodge ci aspetta uno spettacolo folkloristico tenuto da alcune delle ragazze che avevamo incontrato nel villaggio, certo nulla di entusiasmante ma carino e ben eseguito.
19 ottobre.
Sveglia prima dell’alba per effettuare il safari con gli elefanti nella vicina giungla: l’uscita sembra molto fortunata, perché incontriamo subito il rinoceronte, tuttavia, salvo qualche cervo e piccole antilopi., non incontreremo altri animali. Gli aspetti forse più intriganti dell’escursione sono la vegetazione che ci circonda ed i rumori della natura e degli uccelli. La nostra giornata è solo all’inizio e ci prepariamo per il resto dell’avventura: dopo la colazione ci aspetta il bagno con gli elefanti. Gli elefanti entrano in acqua con i loro conduttori che ci mostrano come gli animali si divertano nel fiume poi ci vuole qualche coraggioso che decida di salire in groppa all’elefante e si faccia lavare dal getto d’acqua. Beppe è il primo di noi che decide di provare l’emozione, seguito dal sottoscritto e poi da due altri del gruppo. Il colore fangoso del fiume non invita, ma devo dire che poi la doccia risulta anche piacevole visto il caldo, inoltre penso sia una esperienze unica e irripetibile.
Nel pomeriggio ci aspetta una gita in barca sul fiume a bordo di canoe di legno tutt’altro che rassicuranti, ma il giretto seppur breve risulta piacevole e ci permette di incontrare un coccodrillo gaviale, specie che si nutre solo di pesce. Da li partiamo per una passeggiata nella giungla che durerà circa 2 ore e che ci riporterà all’hotel. l’intento della passeggiata sarebbe quello di vedere la giungla, la sua vegetazione e qualche suo abitante, ma a parte qualche uccello non incontriamo alcun animale se non le numerose sanguisughe che ci disturbano e un po ci preoccupano. Complessivamente l’esperienza al parco del Chitwan ci ha lasciato un po delusi, il safari non ha nulla a che vedere con il classico safari africano, e la probabilità di vedere animali è molto bassa a causa della vastità dell’ambiente e della fitta vegetazione; si ha solo un’idea della giungla, della sua vegetazione, dei suoi ritmi,
20 ottobre.
La meta di oggi è Pokhara, per buona parte del viaggio le strade sono molto dissestate e sul bus si balla e si prendono colpi in continuazione anche per il tipo di guida totalmente indisciplinato degli automobilisti. Arriviamo a Pokhara all’ora di pranzo, il cielo è parzialmente coperto e le nuvole coprono le montagne, che sono la nostra vera ragione della visita di Pokhara, la guida e i barcaroli ci consigliano di rimandare la prevista gita in barca sul lago per la pioggia e il vento. Visitiamo la perdibile cascata di Devi e successivamente il quartiere tibetano della città ,dove vive una grossa comunità di profughi del Tibet. La produzione maggiore è quella di tappeti, che incontrano il nostro gusto tanto che molti di noi acquistano. Al mercato trovo un originale braccialetto di corna di yak che acquisto per Giada. Durante la visita al quartiere si scatena un temporale tropicale con pioggia e vento, che, oltre ad annullare I programmi previsti, ci preoccupa non poco in vista della levataccia di domani per vedere l’alba sul massiccio dell’Himalaya; per fortuna quando fa buio compaiono le stelle e la luna piena che ci fa intravedere i contorni delle montagne.
21 ottobre
Sveglia alle 4.30, è ancora buio, ma è tutto sereno, siamo felici e impazienti di raggiungere la nostra meta per vedere il sole che illumina il tetto del mondo. La salita in pullman è trafficata, e difficoltosa, tanto che temiamo di non arrivare in tempo, scendiamo dal bus bloccato e con pochi minuti di salita raggiungiamo Sarangkot, punto panoramico sulla catena est dell’Himalaya. Il tempo è ottimo e lo spettacolo è emozionante, il sole piano piano illumina le cime dell’Anapurna e del Macchapuchare (coda di pesce); non sembra di avere di fronte 8000 m di montagne, ma la geografia ci insegna così, tra l’altro il Macchapuchare mi ricorda molto il “mio” familiare Cervino. Lo spettacolo è davvero bello, anche se l’atmosfera è un po rovinata dai troppi turisti presenti. Quando il sole è alto iniziamo la nostra discesa con vista su Pokhara coperta in parte dalla nebbia.
Dopo colazione ci aspetta il lungo viaggio verso Kathmandu. Verso mezzogiorno sostiamo al villaggio di Manakamana con un tempio dedicato a Bhagwati che si raggiunge con una moderna funivia. È un luogo sacro molto frequentato dal popolo nepalese e ci sono pochi turisti stranieri, questo lo rende molto suggestivo, vero e vissuto. La lunga fila per entrare al tempio è affrontata dal popolo indù con ordine e devozione, portando con sè anche alcuni animali specie capre e galline, che scopriremo e vedremo sacrificare alla dea; è un’ immagine forse un po cruenta e fuori dal tempo per noi ,ma molto sentita dai fedeli.
Dopo questa bella e toccante esperienza scendiamo a valle , pranziamo e riprendiamo il nostro lungo viaggio verso la capitale dove arriviamo un po’ rotti dalle buche e dai sobbalzi verso sera, accolti dal caos entropico del traffico di Kathmandu: incredibile vedere come si muovono disordinatamente i vari mezzi in ogni direzione senza alcuna disciplina, regola ne’ semafori, incredibilmente senza alcun incidente! L’atmosfera è satura di smog, polvere, odori e profumi di cibo e spezie. Ad un tratto parte della città resta al buio, tutti continuano senza batter ciglio a fare ciò che facevano, cucinare sul marciapide, vendere in mezzo alla strada a pochi centimetri dal traffico micidiale, davvero tutto molto particolare e quasi incredibile per noi.
22 ottobre
Partenza per la vicina Bhaktapur, antica capitale della regione, sito scelto da Bertolucci per girare il piccolo Buddha., con templi e piazze bellissimi. Piazza Durbar è un vero gioiello incastonato in mezzo a tutto il resto decadente, ma anche le piazze minori sono incantevoli, belle le case antiche, la pavimentazione, conservatesi nonostante la noncuranza delle istituzioni. La città ed i dintorni sono in piena raccolta del riso, che si vede steso a seccare ovunque, anche nelle piazze. Caratteristica anche la zona dei vasai con i torni fatti girare manualmente. Nella campagna circostante, occupata in gran parte da coltivazioni di riso, la popolazione, specie le donne, è in piena raccolta effettuata (come anche la semina e la cura) tutta a mano; per noi provenienti da zone di risaie, è un salto indietro di molte decine di anni.
Attraversiamo queste colline diretti verso Nagarkot (a circa 2550m), dove ci auguriamo di vedere la catena est dell’Himalaya; tutto intorno continuano ad esserci coltivazioni di riso, patate e altre verdure, sfruttando tutto lo spazio possibile con molti terrazzamenti. Purtroppo la vista non è buona e le nuvole all’orizzonte coprono la vista sulle montagne. Facciamo una breve passeggiata tra i piccoli villaggi lì intorno e scendiamo verso il bel tempio antico e il paese di Changunarayan , paesino carino anche se un po troppo turistico.
23 ottobre
La mattina si apre con un’altra levataccia per poter prendere il volo che dovrebbe consentirci di vedere il monte Everest: sono un po’ preoccupato per il volo Buddha air e un po’ scettico per il reale interesse del sorvoloi. Il velivolo si dimostra in realtà molto più bello e sicuro di quanto mi immaginavo. Il volo rispecchia un po le mie aspettative, nulla di così esaltante, ma certo vedersi di fronte la catena montuosa dell’Himalaya e il monte più alto del mondo genera una certa emozione. Dopo l’atterraggio si parte per Patan; Durbar square è davvero bellissima, ricca di templi sacri elegantemente decorati. La città, al pari di Bhaktapur , è molto suggestiva.
24 ottobre
Mattinata dedicata alla visita di due piccoli paesi rurali: Bungamati e Khokna. Ogni spazio è occupato da riso steso a essiccare, anche nella piazza del tempio di Rato Machhendranath. Complessivamente un bello spaccato della vita quotidiana della popolazione locale, che ancora una volta ci riporta indietro di quasi un secolo.
Pomeriggio dedicato allo shopping finale e allo smercio delle ultime rupie.
25 ottobre
sveglia all’alba per prendere il nostro volo che via Istanbul ci riporta in Italia. Come sempre un grande plauso a Rosy ed alla Maxerre viaggi per l’impeccabile organizzazione. Un saluto ed un ringraziamento a tutto il gruppo per la simpatia e la cordialità.