Cioè non è che piace alla gente fisicamente bella, no, oddìo può essere pure che la Scarlett lo adori, ma no, Infinite Jest piace alla gente bella intellettualmente.
Per questo principale motivo avrei voluto che mi piacesse, avrei desiderato innamorarmi di Infinite Jest, più di quanto desiderassi respirare (come direbbe Michael Pietsch, l'editor del romanzo).
Però no, non è successo e non è per snobismo o per bastiancontarietà, è andata così.
Conosco una persona che lo sto leggendo per la quinta volta, ne conosco un'altra che l'ho letto in un mese, e un'altra ancora che non si può prescindere dalla sua lettura, e poi quello che c'è l'anno di Infinite Jest, ma conosco più persone che non ce l'ho fatta o l'ho mollato a pagina 100, anch'io ero tra questi del resto.
Poi mi ci son messo di buzzo, e l'ho portato a termine più come punto d'impegno che con passione e, confesso, dei tre plot narrativi primari che s'intrecciano nella trama uno proprio non mi era agevole.
C'ho messo sei mesi, se proprio volete saperlo, e avere coscienza che hanno impiegato meno tempo a tirar su il Corridoio Vasariano non è un aspetto incoraggiante.
È un libro da leggere in un mese per poterlo capire appieno (da capĕre, contenere), dice la saggia uollasiana, ma per leggerlo in un mese avrei dovuto essere allettato (da a letto) con un centinaio di costole rotte perché a forza di mezzorate non si va da nessuna parte.
È innegabile che è scritto in maniera sublime, anche se con stili diversi in conseguenza del fatto che la sua stesura ha attraversato parecchi anni nella pur breve vita del suo autore.
Leggerlo ti fa pensare che tu non dovresti scrivere più nulla nella vita, manco per la lista della spesa ti fa sentire all'altezza.
Però alla fine non è il romanzo che ricorderò come una pietra miliare della mia vita di lettore (non ancora almeno e, sì, il problema è mio, siamo d'accordo) e non è il romanzo che consiglierò a qualcuno di leggere. Chi vorrà dedicarcisi è bene che lo scelga in autonomia e si renda artefice del proprio destino.
Subito a ruota mi son buttato su Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi, biografia di David Foster Wallace curata da D.T. Max, la cui lettura, invece, mi ha preso parecchio.
Sono i retroscena di vita vera, i personaggi reali conosciuti e trasposti nelle sue opere, il contenuto delle lettere agli amici e soprattutto la pazzesca esistenza di Wallace a rendere la biografia un trattato affascinante da cui un uollasiano doc non può prescindere, un'opera da leggere in un mese o magari da leggere cinque volte.
Scherzo, ma non troppo.
E se avete letto anche solo La Scopa del Sistema o La Ragazza dai Capelli Strani ecco che le chicche svelate ripagano il tempo speso per la lettura della biografia. E che io non son proprio uno da biografie.
Per dire, leggere le trenta pagine di Infinite Jest dedicate alla partita ad Eschaton è stata per me un'esperienza allucinante che quasi mi ha condotto all'ennesimo abbandono del tomo, ma sapere che DFW aveva scritto a DeLillo sottoponendogli il pezzo per chiedergli una sorta di autorizzazione e scongiurare eventuali e future accuse di plagio riguardo all'opera End Zone di DeLillo appunto, beh, questo è succulento.
Ma se poi volete leggere qualcosa di davvero interessante sull'opera di David Foster Wallace, foss'in voi, passerei da qui.