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Verso la fine di A Dance with Dragons

Creato il 23 agosto 2011 da Martinaframmartino

Verso la fine di A Dance with Dragons

Meno di 150 pagine alla conclusione. Per ora di draghi che danzano ce ne sono pochi, anche se uno ha trovato il modo di farsi notare, ma visto quanti progetti diversi stanno animando le menti di chi si trova a Meereen o di chi vi è diretto, c’è da aspettarsi qualcosa di grosso.

Sono nell’ultimo terzo di A Dance with Dragons di George R.R. Martin, quindi quel che sto leggendo io in italiano, se va bene, sarà possibile leggerlo fra un annetto.

Già verso la fine del secondo terzo di Dance la linea temporale di questo libro si è riallacciata a quella di A Feast for Crows, tradotto come Il dominio della regina e L’ombra della profezia. La prima trama ripresa è stata quella di Dorne, con un nuovo punto di vista, alla quale sono seguite quelle della ragazza cieca, del tale che ha ricevuto una lettera e ha deciso di far finta di nulla e della dolce fanciulla che ha spedito la famosa lettera. Quest’ultimo punto di vista certamente, e probabilmente anche il precedente, faranno parte di A Dance with Dragons parte III, quindi per chi non legge l’inglese manca davvero molto per ritrovarli. E sospetto fortemente che quella di lui sia una delle trame interrotte di cui ho sentito parlare.

Per il momento il bilancio è di una grossa sorpresa, che sta ora iniziando a portare i suoi frutti, e di trame che si aggrovigliano sempre più. La magia ha dei limiti piuttosto grossi, anche se chi la pratica non lo vuol riconoscere. Jon si sta dimostrando l’uomo giusto al posto giusto, ma questo lo sapevamo fin dal primo momento. Dai suoi primi scambi di battute con Bran nel Trono di spade avevamo capito che lui era in gamba e che sarebbe stato determinante per l’avvenire, e l’impressione è sempre più supportata dai fatti. A proposito di Bran, non è che un certo fantasma sia dovuto alle sue azioni? Non dico che sia lui, è ovvio che non può esserlo, ma che magari sia legato a qualcosa che lui ha fatto.

Ormai non so più in cosa credere, con morti che non sono morti e doppi giochi nascosti dentro altri doppi giochi. E se negli Stark scorre il sangue dei Primi Uomini, non è possibile che questo abbia un effetto più importante del semplice legame con i metalupi?

A proposito di morti che non sono morti, ma cosa diavolo serve per ammazzare quello là, una bomba atomica in testa? Ok che la magia si sta risvegliando, ma non lo si poteva ammazzare e basta? Va bene, non lo abbiamo mai visto morto, e bisogna sempre ricordare una vecchia regola aurea del fantasy: nessuno è morto a meno che non ci sia un cadavere riconoscibile. Una volta pensavo bastasse il cadavere, poi ho trovato un cadavere sfigurato che ovviamente non era di chi si pensava che fosse, e ho aggiunto a questa mia ferma convinzione la parola riconoscibile. A volte però nemmeno così è vero. Non fraintendetemi, non è che Martin si sia messo a resuscitare gente a destra e a manca per il puro gusto di farlo, tutti i cadaveri tornati in vita li conosce chiunque abbia letto Il portale delle tenebre, con l’eccezione poco significativa di un tale oltre la Barriera. Però quando si lascia uno degli uomini più simpatici del mondo sul letto di morte, sarebbe bello che finisse sotto un buon metro di terra. Invece a quanto pare chi stava cercando di salvarlo ci è riuscito. Non che Martin abbia spiegato granché, non per ora, sapete come gli piaccia fare il misterioso. A proposito di misteri, sta rispolverando alla grande la vecchia guerra fra Targaryen e Baratheon, e il passato si fa sempre più interessante e misterioso. George è un maestro nel centellinare le informazioni, ci dice ciò che ci serve e man mano aggiunge dettagli che ampliano la nostra conoscenza con un effetto vertiginoso.

E si diverte anche a tornare indietro. Sono tantissimi i dettagli che per un vero o per l’altro richiamano A Game of Thrones, tradotto come Il trono di spade e Il grande inverno. A volte quello che prevale è l’effetto nostalgia, altre volte invece c’è un forte stacco, perché una situazione viene riproposta e ribaltata. Ci sono temi ricorrenti, e una sorta di giustizia nel vedere un personaggio, sfuggito alla giusta punizione per le sue azioni ma pronto ad atteggiarsi a vittima, ristorarsi non più con il coltello dalla parte del manico ma con la lama puntata contro di lui. Anche se lo si vorrebbe veder uscire dai guai, e soprattutto si vorrebbe veder uscire dai guai chi gli fa compagnia, non si può dire che la sua sorte non sia meritata, o che lo zio sia privo di senso dell’ironia. A proposito di ironia, anche se è storia vecchia che effetto fa pensare alla Mano del Re – figura impropriamente denominata in italiano Primo cavaliere del re – con una mano un po’ troppo corta?

Altra cosa da ricordare, come ci aveva insegnato Arya, è che i viaggi sono lunghi e difficili, e che nel percorso fra un luogo e un altro può capitare di tutto. Così come può capitare di tutto nella conclusione del romanzo, visto che gli interessi in gioco sono molto alti e che gli schieramenti che si fronteggiano sono tanti. Dracaris!



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