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Verso la guerra mondiale? Quale? Crimea ad un passo dallo stato di Guerra

Creato il 02 marzo 2014 da Yellowflate @yellowflate

ucraina-rischio-guerra-civile-blindati-russi-in-crimea-tribunale-aja-yanukovichTerza guerra mondiale? Tenuto conto che le vicende degli ultimi anni sono ritenute da storici ed analisti pari ad una guerra, soft, magari diversa da quelle che conosciamo, e, forse, inserendo la questione siriana al pari di una Guerra… soft magari ancora non mondiale….. osservando ancora quello che accade a pochi chilometri da noi, nella vicina Bosnia, possiamo fortemente sostenere che in Crimea siamo alla guerra.
Intanto la situazione si scalda, si apprende che nelle ultime  ore i miliziani armati hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Lo ha constatato l’inviato Ansa. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la “linea di frontiera” i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini.

Terza, Quarta, Quinta guerra Mondiale, poco conta, quel che conta è che quanto entrano in gioco gli antichi poteri pre guerra fredda si instaura un clima che è molto simile a quello di una guerra Mondiale.

Dove è la Crimea? Chi lo sa? Un pò tutti gli italiani han sentito parlare della Crimea studiando la storia mondiale ma non tutti sanno cosa è. Il lembo di terra che costituisce la penisola di Crimea ha uno strategico approdo sul Mar Nero. Da sempre la penisola di Crimea è cotesta. Sfogliando un qualsiais manuale di storia ci si rendrà conto che  popoli e imperi, dai romani agli unni, dai veneziani e genovesi, fino alla Russia zarista, alla Germania e all’Unione sovietica hanno avuto una sorta di volontà di ottenere come territorio quella fertile striscia di terra.

La più nota Guerra di Crimea viene combattuta a metà del 1800 quando l‘impero ottomano, sostenuto da Gran Bretagna e Francia e con l’appoggio di un corpo di spedizione piemontese, dichiara guerra all’impero russo. Nel 1855, l’abbandono di Sebastopoli, principale porto russo sul Mar Nero, cinto d’assedio dalle truppe dell’alleanza, apre la strada alla sconfitta dell’impero degli zar. Al Congresso di pace di Parigi, Cavour, forte della partecipazione piemontese, solleva la questione dell’unità e dell’indipendenza italiana.  Impossibiile non ricordare quel che accade in Crimea durante la seconda guerra mondiale  quanto le truppe naziste e sovietiche si scontrano per il controllo della penisola e dello stretto di Kerc, via di accesso al Caucaso. A guerra conclusa, Stalin ordina la deportazione verso l’Asia centrale della popolazione tartara, fiancheggiatrice dei nazisti.  Ma poi nel pieno della guerra fredda la Crimea entra a far parte della repubblica sovietica ucraina per decisione del leader sovietico Nikita Krusciov, originario di una zona al confine tra Russia e Ucraina, entrambe federate all’Urss.

Una sorta di pomo della discordia però sembra quello che da anni si contendono Kiev, Ucraina, e Mosa, Russia, infatti la Crimea è stata importantissima  nella breve storia dell’Ucraina dopo l’indipendenza da Mosca nel 1991.  Non per nulla i russi osservano sempre quel lembo di terra.  Ad oggi è cosa nota che gli interessi russi diretti nella penisola sono rappresentati dalla base della flotta sul Mar Nero a Sebastopoli, che secondo gli accordi del 1997 firmati da Leonid Kuchma e Boris Eltsin poi rivisti nel 2010 tra Dmitri Medvedev e Viktor Yanukovich, consentono la stazionamento delle navi russe sino al 2042. Quella che fino a una settimana fa era l’opposizione e oggi a Kiev è diventata maggioranza ha espresso più volte nel passato, sotto la spinta nazionalista e antirussa, la volontà di rivedere l’intesa con Mosca.  Così come scrive l’Unità. La questione della flottiglia russa però può essere veramente pericolosa. 

Intanto si legge su Rainews Ne parla apertamente il premier ucraino: “Se la Russia interviene, è guerra e anche la fine di ogni relazione con Mosca”, dice Yatseniuk. Il presidente ad interim ucraino Turchinov ha messo l’esercito in stato d’allerta. Poche ore prima, il Consiglio della Federazione russa ha approvato all’unanimità la decisione di un intervento militare e non passano neanche due ore, che l’Interfax scrive: due navi da guerra russe anti sottomarino sono apparse al largo di Sebatopoli. Così scatta l’appello ucraino perché Ue, Usa e Nato le offrano protezione.  Braccio di ferro Yatsenyuk-Aksyonov Sull’altro fronte, il premier ad interim Arseniy Yatsenyuk ha firmato un decreto in cui dichiara illegale la nomina di Sergiy Aksyonov a primo ministro di Crimea perché in violazione della Costituzione ucraina. Una mossa che suona come una risposta alla richiesta di Aksyonov a Putin, perché intervenisse per ”ristabilire la calma e la pace”. Il Cremlino aveva dato la sua parola: non ignoreremo la richiesta di aiuto.  Referendum su status Crimea anticipato al 30 marzo Per quanto riguarda invece il referendum sullo status della Crimea, il portavoce del premier filo russo Serghei Aksenov ha annunciato in tarda mattinata che la consultazione decisa giovedì scorso dal parlamento della regione autonoma sarà anticipata dal 25 maggio al 30 marzo.
Riunito il Consiglio di Sicurezza Onu Nella serata di sabato è stata convocata una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Durante la riunione pubblica, sono intervenuti gli ambasciatori americano, ucraino e russo presso l’Onu. Proprio l’ambasciatore ucraino ha denunciato: in Crimea ci sono già quindicimila soldati russi. Invece l’ambasciatore russo, Vitali Churkin ha ribadito: “Per il momento la decisione dell’uso delle forze armate fuori dalla Russia non è stata ancora presa”. Sempre nella serata di sabato, c’è stata una telefonata tra il presidente russo e quello statunitense. Vladimir Putin ha sottolineato che la Russia proteggerà i suoi interessi. La diplomazia e la condanna Ue Lunedì Yulya Tymoshenko sarà a Mosca per discutere della crisi in Crimea. L’altro candidato alla presidenza, l’ex pugile Klitschko, ha invece auspicato l’intervento dell’esercito ucraino. Invece da Bruxelles, l’Alto Rappresentante per la politica estera Ue Catherine Ashton “deplora” la decisione russa di usare le forze armate in Ucraina e giudica “inaccettabile” qualsiasi violazione dell’unità, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina. Da Londra invece il ministro degl Esteri britannico, William Hague si è detto “preoccupato per l’escalation delle tensioni” in Ucraina. Hague ha avuto anche un colloquio con il suo omologo russo, Serghiej Lavrov, chiedendo un’azione “per la situazione di pericolo”. Hague si è anche confrontato con il capo della diplomazia tedesca, Frank Walter Steinmeier, sottolineato la necessità di “sforzi diplomatici internazionali per risolvere la crisi”.


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